pray-537646_1280

Signore, insegnaci a pregare

Giobbe rispose al Signore e disse: «Ecco, io sono troppo meschino; che ti potrei rispondere? Io mi metto la mano sulla bocca»
(Giobbe 40, 3-4)

Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli
(Luca 11, 1)

Al tempo di Gesù esistevano diverse tradizioni religiose e diverse “sette” come i farisei, i sadducei, i discepoli del Battista, che si distinguevano tra loro non solo per la loro diversità nell’interpretazione della Torah (Legge di Mosè), ma anche per il modo di pregare. La preghiera serviva per ostentare la loro identità e da segno di appartenenza.

Similmente i discepoli di Gesù chiedono al Maestro una preghiera che li distingua dagli altri, che dia loro una identità specifica.

Ci sono degli elementi che distinguono la preghiera del discepolo di Gesù da quella di altri discepoli. Sicuramente questa differenza consiste nel chiamare Dio con il nome di Padre, ma soprattutto consiste nel fatto che questa preghiera è stata insegnata da Gesù. Ciò che distingue la preghiera del cristiano da qualsiasi altra preghiera è il riferimento a Gesù.

“Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20)

Qui sta tutta la forza spirituale dei discepoli di Gesù. Essi guardano Gesù, ascoltano Gesù e imparano da Gesù. Di più formano una comunità al cui centro c’è Gesù. Meravigliosa promessa! Egli promette di essere in mezzo a noi non perché abbiamo il potere di invocare la sua presenza, ma perché è lui che “viene” e “sta” in mezzo a noi per benedire la nostra unione e per ispirare la nostra preghiera.

Noi a volte pensiamo all’apparenza, alla esteriorità, se non addirittura alla finzione. Gesù invece scruta i cuori, conosce tutti i nostri pensieri, i nostri sentimenti ed ama la nostra sincerità.

Se vogliamo la presenza del Signore, dobbiamo imparare che nella preghiera il cristiano non può rinunciare a prendere Gesù come proprio modello. “…imparate da me, – dice Gesù – perché io sono mansueto e umile di cuore” (Matteo 11:29).

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain