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Le religioni reggono l’impatto delle nuove generazioni

Il quotidiano britannico Telegraph riporta i risultati di un recente studio su «ateismo e religioni nel mondo» realizzato da una importante società di marketing con sedi in numerosi paesi, la Gallup International. Sono state sentite e censite le risposte di 64.000 persone in 65 nazioni.

Al vertice dei paesi “più religiosi” troviamo la Tailandia in cui il 94% degli intervistati si è dichiarato credente e solo l’un per cento ateo. Seguono l’Armenia, la Georgia e il Marocco. In ultima posizione la Cina con il 7% di credenti e il 61% di atei convinti. Le altre nazioni a maggioranza atea sono il Giappone, la Svezia e la Repubblica Ceca.

Lo studio dimostra che la religione non è in declino: i due terzi fra coloro che hanno meno di 34 anni si considerano credenti contro il 60% circa delle altre fasce di età. I risultati dello studio mostrano inoltre che i credenti sono la maggioranza in tutti gli strati della società, ed emergono fra i più religiosi le persone appartenenti alle fasce meno abbienti e con un minor grado di istruzione.

L’Europa occidentale è la macro area più atea con il 43% complessivo di credenti, poco meno dell’Oceania (44%).

Al contrario l’86% degli africani si definiscono credenti con punte del 90% in Algeria, del 93% in Marocco e dell’89% in Kenya. Nel medio oriente la percentuale è dell’82% e in America centrale dell’81%. In Europa Armenia, Georgia, Polonia, Macedonia e Kosovo sono i paesi più religiosi.

Lo studio arriva dopo la ricerca del Pew di cui ci siamo occupati anche su Riforma, e che prefigurava il prosieguo della costante ascesa registrabile dell’Islam, pronta a diventare entro il 2050 la principale religione più diffusa.

Nel complesso il 63% degli intervistati si considera religioso, il 22 non religioso, l’11 ateo e il 4 non sa fornire una risposta.

A questo link è possibile consultare i dati del sondaggio in questione.

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain