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Un ex musulmano diventa «apostolo»

L’intolleranza impetuosa della gente che ha troppa fretta, no grazie. Il cielo, lo si aspetta. Si prende tempo. E si discute. Nonostante tensioni interconfessionali che crescono in vari Paesi dell’Africa dell’Ovest, un’ampia cultura pluralista segna sempre i rapporti sociali: si accetta senza difficoltà la fede dell’altro. Si assiste alle sue feste. Si scambia. E il cambiamento di religione non è la fine del mondo. Nel Burkina Faso, un uomo incarna, più di qualunque altro, questa possibilità pacifica del cambiamento religioso: si tratta del pastore Mamadou Karambiri, ex musulmano e nuova «stella» della francofonia protestante.

Una megachurch a Ouagadougou. Nato a Tougan il 7 marzo 1947, il giovane Mamadou è cresciuto in una famiglia impregnata di islam tradizionale. Ha recitato il Corano. Ha rispettato il digiuno del mese di Ramadan. Ha effettuato la salat, preghiera rituale, nella sua moschea di Bobo-Dioulasso. Eppure, questo ex musulmano del Burkina Faso è oggi la polena di un protestantesimo di conversione, di orentamento pentecostale e carismatico, che in quel Paese africano sta avendo una progressione spettacolare. Dopo aver incontrato, dice, il Cristo durante un soggiorno di studi in Francia, a metà degli anni 1970, ha sposato la causa evangelica, portato da una vigorosa messa in evidenza dei miracoli che lo Spirito Santo opera nella vita del credente.

Successivamente predicatore, quindi pastore, poi apostolo dichiarato (nel 2004), è oggi alla testa della più grossa chiesa del Burkina Faso, e ha fondato, insieme alla sua équipe, un vero e proprio impero religioso. Il suo punto di appoggio è una megachurch, il Tabernacle Béthel Israël, sede del Centre International d’Évangélisation, che riunisce a Ougadougou più di 6000 fedeli ogni domenica. L’obiettivo è quello di un «Dio XXL» (taglia molto ampia), tra Bibbia e miracolo, proposto a tutti, qualunque sia la religione di origine. Questo Centre International d’Évangélisation (Cie) tesse una vasta rete di assemblee francofone, disseminate in una trentina di Paesi diversi. Centinaia di pastori francofoni si sono formati all’ascolto dell’apostolo Karambiri, tramite i materiali digitali diffusi dal Cie .

Una nuova figura della francofonia protestante. Si potrebbe pensare che un simile percorso di eccezione isola. Niente affatto. Mamadou Karambiri è oggi una figura rispettata e influente del paesaggio culturale e politico del Burkina Faso, e a questo titolo, la sua voce va molto al di là della cerchia dei suoi fedeli. Ufficiale dell’Ordine nazionale del Burkina Faso nel 2001, decorato dal presidente Blaise Compaoré, questo economista di formazione ha sviluppato una imprenditorialità fondata prima di tutto sulla conversione e sull’inculcare un cristianesimo efficace e fervente. Ma la sua influenza va al di là. In occasione di un congresso evangelico francofono nel 1998, si chiedeva «come costruire le nostre nazioni aiutando i nostri governi. I governi non possono fare tutto da soli. Bisogna aiutarli a fare delle nostre nazioni della nazioni prospere». Ma come, e a quale prezzo? Ampio dossier…

Ex adepto delle Assemblee di Dio, Mamadou Karambiri ha in particolare conservato da quella eredità un solido senso dell’organizzazione, di cui usufruisce il suo Centre interdénominationnel international d’évangélisation (Ciie). Ma ha anche preso in prestito dalle tendenze carismatiche più recenti un gusto per il «combattimento spirituale» e la carica profetica. Per cui circola regolarmente, come oratore e come insegnante, in tutto lo spazio della francofonia, dall’Europa al Québec passando attraverso tutta l’Africa dell’Ovest. Nessuna fatwa ha contrariato il suo percorso. È a viso scoperto e in pieno giorno che questo ex musulmano continua oggi a nutrire la crescita non solo del protestantesimo evangelicale del Burkina Faso ma, più ampiamente, di una francofonia senza confini di cui è diventato uno dei volti imprescindibili. (Regardsprotestants)

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

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