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Sfogliando i giornali del 2 aprile

01 – Kenya, attaccata l’università pubblica di Garissa, al confine con la Somalia

Alle 5:30 di questa mattina in Kenya un gruppo di uomini armati ha attaccato l’università di Garissa, al confine con la Somalia. L’attacco in quella che è l’unica università pubblica della regione e che conta poco meno di 500 studenti iscritti, è avvenuto mentre la maggior parte delle persone si trovava nella moschea per la preghiera del mattino. Il bilancio delle vittime, secondo le poche informazioni disponibili, è compreso tra gli 8 e i 14 morti, di cui due sono le guardie del campus. Tuttavia, gli studenti feriti da colpi di arma da fuoco sono almeno 30, e si teme che il bilancio delle vittime possa aumentare. Inoltre, secondo la Croce rossa, diversi studenti sono stati presi in ostaggio. L’attacco è stato rivendicato dai miliziani di Al Shabaab, gruppo jihadista legato ad Al Qaeda che si è reso protagonista di numerosi attacchi contro il Kenya da quando, sin dal 2006, Nairobi ha inviato l’esercito in Somalia per combattere contro i jihadisti.

02 – Nazioni Unite, secondo un rapporto oltre 25.000 stranieri si sono uniti ai gruppi jihadisti

L’organizzazione delle Nazioni Unite ha pubblicato un documento nel quale si afferma che i combattenti stranieri che si sono uniti a gruppi jihadisti come Al Qaeda o il gruppo Stato islamico hanno superato quota 25.000. «Si tratta – si scrive – di un flusso più alto di quanto sia mai stato». I combattenti che raggiungono la Libia, la Siria, l’Iraq e il Pakistan, le quattro destinazioni più importanti, provengono da oltre 100 diversi paesi, ed è cresciuto di oltre il 70% negli ultimi nove mesi. In particolare, l’allarme si riferisce a Siria e Iraq, luoghi definiti «una vera e propria scuola di perfezionamento per gli estremisti», ospitando 22.000 combattenti che vengono da fuori, e il rapporto si conclude sottolineando la portata della minaccia globale anche in prospettiva futura.

03 – Losanna, un giorno in più per arrivare all’accordo sul nucleare iraniano

Ancora un giorno di proroga per i negoziati in corso a Losanna per raggiungere un accordo quadro sul nucleare iraniano. I ministri degli esteri del gruppo 5+1, i paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite insieme alla Germania, hanno deciso di proseguire anche oggi i colloqui con il ministro degli esteri iraniano. Il segretario di stato statunitense John Kerry, che doveva ripartire ieri per Washington, ha deciso di restare a Losanna anche oggi, affermando che «continuiamo a fare progressi ma non abbiamo ancora raggiunto un’intesa politica». I principali motivi di disaccordo continuano a essere legati allo sviluppo delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio e all’alleggerimento delle sanzioni occidentali.

04 – Nigeria, il nuovo presidente Buhari promette di sconfiggere Boko haram

Il neo-eletto presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha dichiarato questa mattina la sua volontà di lottare contro il gruppo estremista Boko haram, che ha devastato il nordest del paese negli ultimi sei anni. In un discorso pronunciato ad Abuja, dopo aver ricevuto dalla commissione elettorale la certificazione della sua vittoria alle urne, Buhari ha annunciato che «Boko haram si misurerà rapidamente con la forza della nostra volontà collettiva e dell’impegno comune per liberare la nazione dal terrore e riportare la pace». In un lungo dossier pubblicato oggi, l’emittente statunitense Cnn esprime notevole scetticismo a proposito della credibilità di queste affermazioni.

05 – Siria, scontri nel campo palestinese di Yarmouk, occupato dal gruppo Stato islamico

La giornata di oggi è cominciata con scontri tra il governo di Damasco, il gruppo Stato islamico e i profughi palestinesi che vivono nel campo di Yarmouk, occupato ieri dall’Isis e ora ritornato sotto il controllo delle forze leali al presidente Assad. I jihadisti dello Stato islamico avevano annunciato ieri di aver preso il controllo della maggior parte del campo profughi palestinese situato a sud di Damasco. Questa mattina i jihadisti hanno cercato di entrare in Damasco passando attraverso un’area del campo controllata da un gruppo armato palestinese ostile a Bashar al Assad, provocando nuovi scontri dentro e fuori dal campo. Quello di Yarmuk è il più grande centro per i profughi palestinesi in Siria. Prima del del conflitto vi abitavano 160mila persone, mentre oggi ne sono rimaste 18.000.

Foto “Lausanne img 0586” by RamaOwn work. Licensed under CC BY-SA 2.0 fr via Wikimedia Commons.