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Sfogliando i giornali del 1° aprile

01 – Nigeria, Muhammadu Buhari è il nuovo presidente

Con il riconoscimento della sconfitta da parte del presidente uscente, Goodluck Jonathan, si è chiusa la tornata elettorale nigeriana, che ha visto imporsi il candidato dell’opposizione, l’ex generale Muhammadu Buhari. A causa di ritardi e problemi tecnici, i risultati sono arrivati molto più tardi rispetto a quanto preannunciato, e questo ha alimentato sospetti e tensioni per tutta la giornata di ieri.

Il vincitore delle elezioni presidenziali è dunque il candidato musulmano Muhammadu Buhari, fondatore e leader della coalizione All progressives’ congress, che ha ottenuto quasi 15 milioni di voti, contro i 13 milioni del presidente uscente. Per la Nigeria è la prima volta che il partito di governo viene sconfitto democraticamente e senza interventi militari, mentre per Buhari si tratta di un ritorno al potere, visto che ha già governato la Nigeria dalla fine del 1983 alla metà del 1985, dopo un colpo di stato che aveva destituito il primo presidente civile dopo una lunga dittatura militare. Durante la campagna elettorale, Buhari ha promesso di sconfiggere i jihadisti di Boko haram e di porre un freno alla corruzione, che caratterizza la finanza e la politica della principale economia africana

02 – Italia, approvato l’articolo sul falso in bilancio, oggi il via libera finale alla legge anticorruzione

È ripresa questa mattina in aula al senato la discussione del disegno di legge anticorruzione. Ad inizio lavori è arrivato il via libera per l’articolo 8, che prevede pene da uno a cinque anni di carcere per chi commette il reato di falso in bilancio per società non quotate, così come l’articolo 10, inasprisce le pene per chi commette il reato di falso in bilancio nelle società quotate da un minimo di tre a un massimo di 8 anni di reclusione. Oggi è previsto il voto finale, che porterà anche a una revisione della legge anticorruzione scritta dalla ex ministra della giustizia Paola Severino, approvata nel 2012 dal governo di Mario Monti.

03 – Stati Uniti, anche in Arkansas si va verso una nuova legge sulla libertà religiosa

Dopo lo stato dell’Indiana, che la settimana scorsa aveva visto il governatore apporre la propria firma sul Religious freedom restoration act, anche l’Arkansas ha approvato un disegno di legge sulla libertà religiosa molto simile nella forma e nei contenuti.

Secondo i critici della legge, si tratta di una forma di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, perché lascia liberi i gestori dei locali e dei servizi pubblici di non servire i clienti se questo non è in linea con le loro credenze religiose. Il governatore dello stato, il repubblicano Asa Hutchinson, ha già dichiarato il proprio sostegno alla legge, garantendo la propria firma nei prossimi giorni. La legge approvata nell’Indiana ha scatenato una protesta nazionale per boicottare lo stato, ma per ora non sono previsti passi indietro.

04 – Thailandia, condannato a 25 anni di carcere un cittadino per messaggi contro la monarchia

In Thailandia un uomo è stato condannato a 25 anni di carcere per aver pubblicato su Facebook dei messaggi giudicati diffamatori nei confronti della monarchia. Si tratta della pena più severa mai comminata per un reato di questo genere. Il processo è stato condotto da un tribunale militare, come impone la legge marziale in vigore nel paese, che proprio ieri il primo ministro ha chiesto di revocare, senza però ottenere garanzie da parte della monarchia. Secondo le organizzazioni dei diritti umani «è un segnale inquietante» dell’atteggiamento del regime nei confronti degli oppositori, e il fatto che non venga prevista la possibilità di appello rende «inaccettabile gli standard dei processi in Thailandia».

05 – Corte penale internazionale, il giorno della Palestina

A partire da questa mattina la Palestina fa ufficialmente parte della Corte penale internazionale. Durante la cerimonia tenutasi questa mattina il ministro degli esteri dell‘autorità nazionale palestinese, Ryad al Malki, ha infatti giurato sui principi fondamentali della Corte. L’ingresso della Palestina rende plausibile lo scenario dell’apertura di un fascicolo contro il governo israeliano e la sua leadership politica e militare per crimini di guerra e crimini legati all’occupazione. L’ambasciatore palestinese all’Onu, Riyad Mansour, aveva consegnato ufficialmente la domanda di adesione della Palestina alla corte il 2 gennaio, dopo la bocciatura da parte del Consiglio di sicurezza della risoluzione palestinese per la fine dell’occupazione israeliana in Cisgiordania.

Foto: Muhammadu Buhari, di Chatham House, licenza CC BY-SA 2.0,  via Wikimedia Commons