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Tearing Down Boundaries

Un progetto promosso dalla Diaconia Valdese e co-finanziato dalla Commissione Europea – Programma Erasmus Plus che vede la partecipazione di organizzazioni non profit da Francia, Ungheria, Turchia, Finlandia, Giordania, Libano e Italia, che lavorano nell’ambito dell’educazione e formazione giovanile e nell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.
Dopo questa settimana di formazione a Villa Olanda, la prossima tappa del progetto prevede un incontro fra 50 giovani tra i 18 e i 25 anni di età, provenienti da vari paesi, dal 17 al 25 maggio in Sicilia.

Abbiamo avuto la possibilità di chiacchierare con i 12 partecipanti alla formazione: questi quattro giorni sono dedicati al team building, allo scambio di esperienze e buone prassi, alla conoscenza reciproca e programmazione delle attività da proporre durante lo scambio di maggio in Sicilia.

Alcuni di loro vivono da vicino la realtà dei rifugiati, come Nidal dalla Giordania, una nazione che ospita rifugiati siriani e che fa fronte all’emergenza umanitaria dei milioni di sfollati cercando di offrire loro delle possibilità e una vita migliore.

«Finora la nostra associazione non ha fatto progetti con i rifugiati – ci spiegano invece Lama e Fadi dal Libano – ma l’aggravamento della guerra in Siria sta portando le varie associazioni a progettare iniziative che coinvolgano immigrati e richiedenti asilo. In particolare siamo molto interessati a capire di più sul percorso legale che bisogna seguire per permettere ai rifugiati di lavorare e vivere all’estero: quali permessi chiedere, che iter seguire e con chi relazionarsi”.
«Anche in Turchia il fenomeno dei rifugiati siriani è molto presente – ci dice Hasiba, che lavora nel sud-est del paese, molto vicino al confine con la Siria – Nuclei famigliari che scappano e sempre di più sono presenti nel tessuto sociale delle nostre città.

Molto simile anche la situazione a Marsiglia, in Francia, da dove provengono i due rappresentanti di Urban Prod, associazione specializzata negli audiovisivi, che lavora soprattutto con i giovani e che punta a ragionare sulle possibilità di impiego futuro dei migranti che approdano sulle coste marsigliesi «La forza della città di Marsiglia è proprio nel suo essere città di accoglienza di migranti – raccontano Ousseini e Diane – Marsiglia ormai è una città cosmopolita, in generale gli abitanti hanno reagito bene all’arrivo di immigrati. A noi però piace riflettere non tanto al passato delle persone che giungono in Francia, ma al loro futuro: che lavoro potrebbero fare? Quali capacità ci offrono che noi non abbiamo? Quali possibilità lavorative ottimali possiamo offrire loro? Cerchiamo di capovolgere le prospettive».

Se per i paesi del Mediterraneo accoglienza e integrazione sono ormai termini quotidiani, per altre nazioni la situazione è diversa: «In Finlandia siamo molto indietro nel settore dell’integrazione – dicono Henna e Maija, che lavorano in un centro giovanile – Per questo crediamo che il lavoro che facciamo con i giovani sia fondamentale ed estremamente importante: solo loro possono cambiare il modo di pensare, di ragionare, e insegnarci ad aprirci maggiormente all’arrivo di altre persone, relazionandoci in modo sereno e costruttivo con i fenomeni migratori».

Il training ha offerto anche alcuni momenti di incontro e conoscenza con i rifugiati del progetto di accoglienza per Richiedenti Asilo e Rifugiati della Diaconia Valdese «La presenza di questi ragazzi e dei volontari che lavorano con loro è un valore aggiunto a questa formazione – dicono convinte Emese e Szabina che lavorano nella Diaconia della chiesa riformata ungherese – Abbiamo incontrato i rifugiati ospitati in Villa Olanda, abbiamo fatto domande e scoperto le loro storie personali. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere profondamente la loro esperienza, non solo raccontata dai media, ma prima e dopo il loro viaggio e lo sbarco in Italia: le loro aspettative, paure, prospettive. E siamo rimasti molto colpiti dalla capacità di accoglienza della comunità locale, ci sembra che qui si stia lavorando molto bene: i rifugiati si sentono a casa, son supportati dalla chiesa e si stanno integrando bene nel territorio».

Sentirsi a casa a Villa Olanda sembra essere molto semplice, a dir la verità, come ci confida Fadi (Libano) «appena arrivato sono rimasto molto colpito dalla presenza di questi bellissimi alberi nel parco. Ci sono dei Cedri del Libano enormi e il cedro è la pianta raffigurata sulla nostra bandiera, il simbolo del nostro paese. Mai più avrei pensato di ritrovarla all’estremo nord del Piemonte, e mi ha fatto sentire un po’ a casa”. 

Copertina: Villa Olanda