giacomoweitzecker

Accadde oggi, 23 marzo

Muore il 23 marzo del 1911 a Torre Pellice Giacomo Weitzecker, pastore valdese, e missionario nell’Africa australe. Immortalato nel volume Alle porte d’Italia da Edmondo De Amicis, che lo incontra proprio a Torre Pellice, sul treno, in partenza per il suo viaggio missionario in Sud AFrica in compagnia della giovane moglie. Lo scrittore rende sincero e partecipato omaggio alla coppia che lascia gli agi e gli affetti per servire la parola di Dio in paesi e terre remote, praticamente da pionieri. Ne viene fuori un ritratto toccante.

Ecco un estratto de Alle porte d’Italia

«Alla stazione c’eran tre o quattro famiglie valdesi; qualche bel visetto: due o tre signorine, che avrebbero fatto bene a portar sempre la Bibbia in tasca, come strumento di difesa. Credevamo di fare il viaggio soli, quando al momento della partenza, salirono nel nostro vagone un signore e una signora, che attirarono la nostra attenzione.

L’ uomo era una figura straordinaria : poteva avere dai trentacinque ai quarant’ anni : alto, robusto, una gran barba nera, la fronte ampia, due occhi neri dolcissimi, la carnagione rosea, un’ espressione di grande bontà , una testa di Cristo , non so che cosa nel viso , o piuttosto nell’ aria del viso , che faceva indovinare una vita sobria e serena, tutta pensieri e propositi benevoli, e un’anima semplice, ma piena di vigore e di coraggio. La signora pareva poco più che trentenne, piccolina, bruna di capelli e di viso, con due belli occhi di bimba, viva e allegra, come se partisse per una scampagnata….

 Non tardammo ad attaccare discorso. Dimandammo dove andavano. La loro risposta ci maravigliò molto. Andavano al Capo di Buona Speranza! In Inghilterra prima, dove si sarebbero imbarcati, e di là al Capo di Buona Speranza, e dal Capo nel paese dei Bassutos , della stirpe dei Cafri. Egli era missionario , nativo delle valli; la sua signora, figliuola d’un pastore di Torre Pellice. Il suo nome era Weitzecker. Andava a predicare il Vangelo nella parte della Basutoland non ancora convertita al cristianesimo, e aveva già imparato qualche cosa della lingua poetica e musicale di quel paese. Una casetta solitaria, abbandonata da un altro missionario che s’era spinto più avanti, lo aspettava laggiù, ai confini della barbarie. Partiva con un piccolo bagaglio, la Bibbia, e pochi altri libri; e sua moglie l’accompagnava, per rimaner là con lui. Andavano incontro a una vita di privazioni, piena di difficoltà, di fatiche ingrate, di pericoli, in una terra quasi selvaggia, a una sterminata lontananza dal paese dov’eran nati e cresciuti, ed eran così tranquilli, contenti anzi, come due sposi che facessero un viaggio di piacere… Abbandonava la patria, i parenti , dava un addio a mille cose care , rinunziava alla vita civile, si esiliava dal mondo forse per sempre , spontaneamente , col cuore lieto , non per altro che per andar a dire a gente sconosciuta, all’estremità d’un altro continente… E non osando parlare, augurai loro affettuosamente , dentro di me, che li accompagnasse un tempo felice sul grande Atlantico, che trovassero buona accoglienza in quei paesi lontani, che vi fossero amati, che vi vivessero contenti, che non vi perdessero dei figliuoli , che potessero tornare un giorno alle loro valli, e che vi fossero festeggiati da tutti, e vi chiudessero la loro nobile vita senza dolori, amandosi sempre, e benedicendo il passato».

Foto: dal sito www.studivaldesi.org