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Un Servizio più Civile

Il servizio civile, in passato “obiezione di coscienza al servizio militare”, continua a restare un momento importante di crescita e confronto per migliaia di giovani ogni anno, oltre a un modo per servire e “difendere in modo non violento” il proprio Paese. Progressivamente il numero di posti disponibili è diminuito, rendendo sempre più difficile accedere, per i partecipanti, e gestire le numerose richieste, per gli enti. All’interno della riforma del Terzo settorein discussione alla Camera, si prevede di potenziare e migliorare il Servizio Civile Nazionale, definito universale, che dovrebbe durare di più e coinvolgere fino a 100 mila ragazzi e ragazze. Nel frattempo è uscito il bando nazionale che dà la possibilità a 29.972 partecipanti di poter dedicare un anno del proprio tempo agli altri e al proprio Paese. Un’attesa novità è la possibilità per i ragazzi stranieri residenti in Italia di partecipare, diversamente da come è successo negli anni scorsi, prima dell’intervento del Tribunale. Abbiamo commentato queste notizie con Davide Paschetto, dell’ufficio volontariato della Diaconia Valdese.

Come avete accolto la notizia del Servizio Civile anche per gli stranieri?

«Noi, come Diaconia Valdese, ma anche più in generale come enti che si occupano del servizio, siamo molto felici di questa notizia. Ci sembrava una grossa discriminazione che cittadini nati in Italia, ma da genitori stranieri, arrivati a 18 anni dopo un percorso nella scuola, nella vita civile italiana, si vedessero preclusa la possibilità di effettuare il servizio civile, tanto più per la sua caratteristica di difesa non violenta della patria: ci sembra un modo di integrazione forte, e un forte messaggio che lo stato può dare a questi cittadini, che non sono di serie B. Abbiamo accolto molto favorevolmente questa novità, arrivata con molta fatica: nel 2013 c’era stato un ricorso in proposito perchè il bando non era aperto agli stranieri; successivamente a una sentenza, è stato fatto un bando apposito per i cittadini stranieri, che è stato un po’ come tappare un buco. Anche a livello di comunicazione non aveva riscontrato grande successo. Quest’anno, fino a un mese prima dell’uscita del bando sembrava che il problema continuasse a esserci, e invece abbiamo avuto una sorpresa positiva. Per poter partecipare al bando bisogna essere residenti in Italia, con un permesso di soggiorno illimitato per la Comunità europea, o avere un permesso di asilo o una sussidiaria, quindi in ogni caso parliamo di situazioni normate e circoscritte. La realtà di questi giovani, definiti di seconda generazione, è sicuramente arricchente. Penso che farli partecipare a un’attività creata, gestita, pensata da e per lo Stato, non possa che portare una ricchezza culturale e un integrazione pratica e sostanziale nella vita di tutti i giorni».

Si sta parlando di un servizio civile universale: a che punto siamo?

«Se ne è parlato già un anno fa, abbiamo anche partecipato a degli incontri con dei rappresentanti del Governo. Per ora è un disegno, si parlava di 100 mila giovani a regime ogni anno, e che l’universalità fosse legata a questo: teniamo conto che fino all’anno scorso partivano 16 mila ragazzi, quindi una differenza enorme. Nella realtà non si è arrivati a un disegno chiaro sul Servizio Civile. Sicuramente sappiamo che quest’anno aumenteranno i numeri, questo bando è per circa 30 mila ragazzi, a cui bisogna aggiungere un bando speciale che si è chiuso a dicembre 2014, più il servizio civile all’estero: siamo intorno ai 50 mila partecipanti. Dei numeri decisamente più alti rispetto agli ultimi anni. Sicuramente c’è stato un interesse forte nell’ultimo anno, e ce ne stiamo rendendo conto in questo periodo».

In un periodo di forte disoccupazione, il Servizio Civile continua a essere una tentazione per qualcuno?

«Non si può negare che possa anche essere un ripiego, lo vediamo nei colloqui di selezione. Da una parte ci sono ragazzi con qualifiche professionali molto alte, che ci dicono che stanno cercando lavoro, e sono onesti a dire che se l’avessero trovato non si sarebbero presentati. Dall’altra parte ci sono molti ragazzi con pochissime qualifiche, per i quali il mondo del lavoro è veramente un miraggio, e quindi si rivolgono al Servizio Civile. Per noi, quando ci troviamo di fronte alle persone, la scelta è difficile, anche perché nonostante i numeri alti, noi abbiamo candidati 4 o 5 volte più numerosi rispetto al numero dei posti disponibili. Non bisogna far si che il Servizo Civile diventi una sorta di sostituzione del lavoro, su questo punto siamo convinti. L’importante è che continui a essere un momento in cui ci si mette in gioco, ci si confronta con qualcosa di diverso, si prova a dare qualcosa agli altri e si prova a vedere che cosa succede».

Con l’uscita del bando possiamo anche conoscere i progetti della Diaconia Valdese

«Si, ci sono 30 posti in totale su tutta Italia. In Piemonte, sono 14 posti su diversi progetti: anziani, disabili, giovani e migranti. 8 posti in Toscana, su anziani e minori, e 8 posti in Sicilia, su anziani ed educativa scolastica e di comunità. Da alcuni anni purtroppo non c’è più la possibilità di finanziare il vitto e l’alloggio, e si è un po’ persa la possibilità di svolgere il servizio lontano da casa».