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Sfogliando i giornali del 17 marzo

01 – Israele, aperti i seggi per le elezioni parlamentari

In Israele da questa mattina alle 7 sono aperte le urne per il rinnovo della Knesset, il parlamento del paese. Con il voto, convocato a dicembre, i cittadini eleggeranno i 120 membri del parlamento che avranno il compito di esercitare il potere legislativo per quattro anni. I seggi rimarranno aperti fino alle 22, ora locale, e i risultati saranno resi noti domattina. A quel punto il presidente israeliano Reuven Rivlin avrà 28 giorni di tempo, prorogabili di due settimane, per trovare un candidato a primo ministro, che non per forza sarà il leader del partito vincitore, ma sarà quello che ha più probabilità di guidare una maggioranza stabile.

Il premier uscente, Benjamin Netanyahu, candidato per il partito conservatore Likud e protagonista di un testa a testa con il candidato laburista Herzog, ha chiuso ieri la campagna elettorale affermando che in caso di vittoria alle elezioni si opporrà alla nascita di uno stato palestinese e alle pressioni della comunità internazionale, che chiede «il ritorno di Israele ai confini del 1967».

 

02 – Pakistan, eseguite altre 10 condanne a morte

Questa mattina in Pakistan sono state eseguite le condanne a morte per dieci condannati, otto nella provincia di Punjab e due nella città di Karachi.

A distanza di tre mesi dalla sospensione della moratoria sulla pena di morte e di una settimana dalla sua eliminazione sono 37 i prigionieri uccisi. La decisione di ricominciare a eseguire pene capitali era stata presa in seguito all’attacco dei taliban contro una scuola a Peshawar, in cui erano morte 150 persone, tra cui 134 studenti, il 16 dicembre dello scorso anno. La cancellazione completa è stata invece decisa il 10 marzo, in risposta alla crescente tensione tra governo e gruppi ribelli.

 

03 – Yemen, tornano in libertà i membri del governo

Nello Yemen i ribelli houthi hanno deciso di liberare il premier Khaled Bahah e tutti i ministri del suo governo, che erano agli arresti domiciliari da gennaio.

È stato lo stesso premier a spiegare che il gesto va interpretato come un gesto di distensione per favorire i colloqui sulla transizione politica nel paese.

Bahah si era dimesso dal suo incarico il 22 gennaio, quando i ribelli houthi avevano preso il controllo del palazzo presidenziale di Sana’a, e ha già annunciato che le sue dimensioni, pur essendo state sempre rifiutate dal presidente, rimangono valide, e che non ha nessuna intenzione di riprendere il suo incarico.

 

04 – Nigeria, l’esercito allontana Boko Haram dalla città di Bama, nel nordest della Nigeria

L’esercito della Nigeria ha annunciato di aver ripreso il controllo della città di Bama, la seconda dello stato di Borno, nel nordest della Nigeria, completando quindi l’allontanamento del gruppo jihadista Boko haram dalla località, che era sotto la sua occupazione dal settembre del 2014.

Bama si trova circa 60 chilometri a sudest di Maiduguri, la capitale dello stato e roccaforte di Boko haram.

Ieri, intanto, è partita una nuova offensiva da parte dei militari del Camerun nei pressi di Ndaba, sempre nello stato di Borno, dopo che gli abitanti del villaggio avevano lanciato l’allarme su un possibile attacco da parte di Boko haram.

 

05 – Iran–Stati Uniti, incontro in Svizzera per parlare di nucleare

Il segretario di stato statunitense John Kerry e il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif si sono incontrati ieri a Losanna, in Svizzera, per parlare del programma nucleare di Teheran e per tracciare le linee generali di una possibile intesa entro la fine di marzo. L’accordo preliminare aprirà la strada alla ripresa dei negoziati tra Teheran e il cosiddetto “gruppo dei 5+1”, ovvero i paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania, che avrà tempo fino al primo luglio per definire i dettagli.

Alla fine del colloquio, durato quattro ore, la delegazione iraniana si è diretta a Bruxelles per incontrare i ministri dell’Unione europea, mentre al ritorno a Losanna sono previsti altri colloqui con la delegazione statunitense, a cui si uniranno anche i rappresentanti dell’Unione europea.

Foto: Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, licenza CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons