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La scuola come luogo d’incontro e non di “conquista”

La benedizione pasquale deliberata dal Consiglio d’Istituto del Comprensivo 20 di Bologna su proposta dei parroci ed il relativo ricorso al Tar dell’Emilia Romagna, promosso da Scuola e Costituzione unitamente a genitori e docenti dell’istituto comprensivo, rappresentano l’occasione per riflettere sugli interessi che gravitano e gravano intorno e sull’istituzione scuola.

Dopo più di trent’anni di revisione concordataria, dopo le tante “riforme” subite, il sistema dell’istruzione continua ad essere interpretato come “terreno di conquista” dove muoversi con logiche di interessi di parte che ci allontanano a passi da gigante dalla costruzione di quel patto di cittadinanza che dovrebbe essere obiettivo comune, condiviso da tutti e curato con estrema attenzione nei vari ordini di scuola. Serve quindi un’analisi più attenta rispetto ai cambiamenti cui evidentemente non abbiamo saputo rispondere in modo adeguato, e ingessarsi sulle medesime posizioni assunte già dieci, venti trent’anni fa forse non è la miglior risposta, sicuramente non è l’unica possibile né da parte cattolica né da parte laica.

La 31 Ottobre ha partecipato attivamente nel corso dei sedici anni della sua attività a molte battaglie, varcando anche le aule dei tribunali amministrativi e del Consiglio di Stato, con spirito sì combattivo ma soprattutto attento all’obiettivo da raggiungere: una scuola davvero laica e pluralista che permetta a studentesse e studenti di maturare un pensiero sociale che faccia di loro donne e uomini consapevoli della propria identità e di quella altrui, in un clima di rispetto e accoglienza reciproca.

In questi anni abbiamo assistito non solo a cambiamenti negli assetti organizzativi delle scuole ma anche alle variazioni della composizione sociale della popolazione scolastica, sempre più eterogenea per provenienza geografica. Sotto il profilo del rapporto col fatto religioso questo aumento ha trovato nella scuola italiana le solite risposte: l’estrema difficoltà nella libera scelta delle attività alternative all’insegnamento della religione cattolica e l’atteggiamento invasivo della Chiesa Cattolica che, non paga di aver già “incastonato” nell’orario curricolare le sue ore d’insegnamento confessionale, non perde occasione per promuovere simboli e riti che mal si addicono alla scuola pubblica statale.

Complice evidentemente anche l’alto tasso di analfabetismo religioso, siamo ancora oggi alle prese con le preghiere mattutine, il segno della croce, i presepi, il menù quaresimale e tante altre imposizioni che non dovrebbero trovar luogo nelle scuole pubbliche, tanto meno dovrebbe esser sentita l’esigenza di un rito quale la benedizione pasquale.

Ma se questa è la realtà di una scuola che dovrebbe essere laica, se a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 1911 del 2010, le visite pastorali sono ammesse anche nell’orario scolastico in quanto assumono il valore di testimonianza culturale, chiediamoci se le nostre azioni devono essere ancora dirette verso le aule dei tribunali amministrativi regionali oppure se, per raggiungere l’obiettivo di cui sopra, dobbiamo impegnarci piuttosto nella ricerca di un dialogo col mondo della scuola, per incontrarne le componenti, facendoci conoscere e spiegando loro il perché del nostro agire. 

La scuola difficilmente si apre a momenti di incontro in cui presentare le diverse posizioni in merito al fatto religioso, ma quando lo fa, grazie all’impegno di persone sensibili al tema, allora il valore della nostra testimonianza diventa davvero un’opportunità di crescita culturale per la comunità scolastica.

Giovedì 13 marzo presso l’Auditorium del Liceo A. Monti di Chieri (To) si è tenuto un incontro sul tema “Minoranze religiose ed irreligiose nel chierese – Convivenza e scontro tra figli di un dio minore, atei e chiesa cattolica, dal Medioevo ad oggi”, e grande è stata la soddisfazione dei relatori nel parlare ad un folto pubblico di studentesse e studenti attenti nel seguire un’alternanza di esperienze così differenti verso il fatto religioso. «La verità non si possiede, è qualcosa che si cerca ma che è molto difficile da (ap)prendere…è un qualcosa su cui si discute»: inizia così la presentazione del prof. Pietro Ratto, coordinatore dell’evento, cui hanno portato il loro contributo Simone Pozzi, dell’Associazione Gnostica Chiesa Catara; la pastora valdese Maria Bonafede; Carlo Troisi, membro dell’Uaar; Karim Metref, educatore e blogger; Silvana Ronco, presidente dell’Associazione 31 Ottobre.

Ripercorrere la storia del catarismo e del valdismo, discutere in merito all’etica atea ed ai luoghi comuni sull’Islam non è “materia” di tutti i giorni nelle nostre scuole, e sicuramente non è facile trovare insegnanti disposti ad organizzare incontri come questo, ma tutto ciò rappresenta la miglior azione che possiamo fare, oggi, per costruire insieme alle studentesse ed agli studenti, alle loro famiglie, ai docenti ed ai dirigenti, quel patto di cittadinanza che la pluralità religiosa e culturale presente oggi nel nostro Paese richiede.
Il Tar dell’Emilia Romagna si pronuncerà sulla delibera del Consiglio d’Istituto dell’I.C. 20 il 26 marzo prossimo; nell’ultima seduta l’organo collegiale ha deliberato che le benedizioni avranno luogo il 20 ed il 21 marzo: il clima che si è creato in quella scuola è un crescendo di sfide in cui non possiamo riconoscerci ed a cui non ci sentiamo di aderire.

Lavoriamo invece nell’ottica dell’incontro e della conoscenza, dimensioni che sicuramente ci impegnano su strade “in salita” ma che ci permettono di costruire percorsi condivisi partendo dal basso e non calati dall’alto per mezzo di sentenze che, anche se fossero davvero rispettose del principio sovrano rappresentato dalla laicità dello Stato, rischierebbero di non impedire l’esposizione di una reliquia nell’Auditorium di un liceo, come avvenuto lo scorso anno a Chieri. Quest’anno nello stesso Auditorium abbiamo avuto l’opportunità di entrare anche noi. Prossimo appuntamento, Bologna?

Foto di airunique, via Pixabay, Licenza: CC0 Public Domain