lights-592969_1280

Nuovo attentato contro una chiesa cattolica e una protestante, gremite di fedeli

Ieri, domenica 15 marzo Youhanabad, popoloso quartiere interamente cristiano che sorge alla periferia di Lahore, capitale del Punjab pakistano, è stato sconvolto da due attentati che hanno fatto strage nella chiesa cattolica di San Giovanni e nella chiesa anglicana Chiesa di Cristo. Due terroristi suicidi si sono fatti esplodere all’ingresso delle chiese, gremite per le celebrazioni domenicali. Il numero delle vittime, che continua a crescere, al momento segna 15 morti e circa 80 feriti. L’atto ricorda la strage di Peshawar dove, a settembre 2013, due bombe esplosero nella Chiesa di Tutti i Santi, causando oltre 80 morti.

L’attentato è stato rivendicato dal gruppo «Tehreek-e-Taliban Pakistan Jammatul Ahrar» – formazione risultante dalla recente fusione di almeno tre fazioni radicali – che si contende il controllo del territorio con lo Stato Islamico (Isis), che sta portando avanti una campagna di reclutamento nel Sud del paese.

Appena la notizia della strage si è diffusa, si è scatenata la protesta dei cristiani pakistani che ha generato altra violenza: due uomini sospettati di aver avuto un ruolo negli attacchi sono stati linciati dalla folla. I loro corpi, bruciati, sono stati abbandonati per strade. Nel quartiere, teatro degli attentati, alcuni negozi sono stati devastati e diverse auto distrutte. I dimostranti hanno costretto alla fuga anche la polizia e diversi esponenti politici accorsi sul posto, denunciando il governo di non difendere i diritti della minoranza cristiana.

Molte le voci che si sono levate per condannare l’attacco e per esprimere vicinanza alle vittime. Il primo ministro Nawaz Sharif ha affermato che la rabbia e il dolore mostrati dai membri della comunità cristiana in seguito all’episodio, rafforzano la volontà del governo di contrastare la minaccia del terrorismo.

Il dr. Paul Bhatti, presidente dell’Alleanza di tutte le minoranze pakistane (Apma), ha condannato il brutale atto di terrorismo contro le due chiese e ha espresso il suo profondo dolore per la morte di persone innocenti.

Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan, ha detto che «Le autorità governative hanno fallito nel proteggere i luoghi di culto delle minoranze religiose». In particolare Walter ha denunciato l’inadeguatezza della speciale forza di polizia istituita (a seguito dell’attentato suicida del settembre 2013 a Peshawar) dal governo federale lo scorso giugno per proteggere le minoranze religiose, e l’inefficacia della task force messa su per sviluppare strategie attraverso cui affrontare l’intolleranza religiosa (ad es. rivedere i programmi scolastici di parte e monitorare l’uso dei social media per diffondere l’odio religioso).

A poche ore dagli attentati, anche Papa Francesco, rivolgendosi alla folla di fedeli riuniti in piazza S. Pietro per l’Angelus, ha espresso il suo profondo dolore e ha pregato per le vittime. «Sono chiese cristiane – ha detto – I cristiani sono perseguitati, i nostri fratelli versano il sangue soltanto perché sono cristiani. Imploro al Signore il dono della pace e della concordia per quel Paese e che questa persecuzione contro i cristiani, che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace».

Il 2014 è stato un anno terribile per i cristiani: 4.344 quelli uccisi, una cifra che nell’ultimo biennio, complice la nascita dello Stato Islamico in Siria e in Iraq e dei terroristi di Boko Haram in Nigeria, è quadruplicata. Le chiese attaccate, bruciate, distrutte, risultano almeno 1.062, secondo i dati forniti nell’ultimo rapporto dell’Ong protestante Open Doors. Nel 2012 i cristiani assassinati per via della loro fede erano 1.201, nel 2013 sono passati a 2.123, fino ad arrivare ai 4.344 del 2014. Un escalation preoccupante.

Nell’elenco dei 50 Paesi della World Watch List 2015, ordinati secondo l’intensità della persecuzione che i cristiani affrontano solo per il fatto di confessare e praticare attivamente la fede, al primo posto c’è la Corea del Nord, che mantiene il primato per il tredicesimo anno di seguito. I primi dieci paesi dove i cristiani hanno subito violenza sono a maggioranza islamica: dopo la Corea del Nord, figurano nella lista Somalia, Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pakistan, Eritrea, Nigeria.

Open Doors evidenzia che l’estremismo islamico si conferma come fonte principale di persecuzione e ha due centri di gravità globali: uno nel Medio Oriente arabo e l’altro nell’Africa subsahariana, e persino in stati a maggioranza cristiana i credenti stanno sperimentando un livello senza precedenti di discriminazione e violenza.

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain