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Le finanze della chiesa locale reagiscono alla crisi

Ci troviamo spesso a scrivere di situazioni difficili dovute alla difficoltà di reperire fondi in questo periodo di crisi generalizzata. In tutti gli ambiti della nostra vita ci stiamo confrontando da alcuni anni con situazioni a cui non eravamo abituati. L’ambito ecclesiastico non fa eccezione. È ormai risaputo che le nostre chiese hanno difficoltà a coprire la cifra richiesta ogni anno dalla Tavola valdese come contribuzione. E prima di raccontare cosa è successo a Luserna San Giovanni è bene spiegare che gli assegni ai pastori e ai diaconi vengono erogati dalla Tavola valdese grazie alle contribuzioni delle singole chiese, rese possibili a loro volta dalla contribuzioni dei membri di chiesa.

Come ricordato più volte nelle campagne dell’Otto per mille, infatti, le uniche risorse per «pagare gli stipendi» ai ministri di culto sono quelle date dai membri di chiesa nella busta delle contribuzioni. Mentre le spese «vive» della chiesa locale (riscaldamento, bollette varie, cancelleria etc) sono sostenute dalle collette domenicali dei culti. Dopo questa doverosa premessa ascoltiamo Giuseppe Ficara, pastore della chiesa di Luserna San Giovanni che ci racconta come, dopo anni di obiettivi non raggiunti, nel 2014 la chiesa è riuscita a coprire la quota che si era prefissata. «Ci siamo ritrovati a dicembre con la mancanza di una parte rilevante della cifra. Ma in meno di tre settimane siamo riusciti a raccogliere anche più di questa grande somma di denaro, ritrovando il sostegno di molte persone che non si vedevano da tempo».

Ma come ci si spiega questo risultato, forse anche un poco inaspettato? «Dopo il mio arrivo assieme al Concistoro ci siamo mossi su due linee che secondo noi hanno funzionato. La prima è quella delle visite: per noi è importante andare a trovare tutti, non soltanto chi sta poco bene. Si è così scoperto un mondo nascosto di persone che si sono sentite in passato ferite dalla chiesa e che abbiamo iniziato a riavvicinare, e questo ha aumentato la base contributiva. In secondo luogo abbiamo migliorato la comunicazione: assieme alle circolari (a San Giovanni sono sei, distribuite durante tutto l’anno) abbiamo spedito delle lettere che spiegavano a cosa servivano le contribuzioni, chiarendo anche che venivano richieste con una periodicità dettata dalle circolari e non dai capricci del Concistoro o del pastore».

Obiettivo raggiunto quindi, ma si è soltanto all’inizio della strada, tortuosa e piena di difficoltà. Con l’ultima circolare, quella del XVII febbraio, è arrivato, oltre a una lettera di ringraziamento per lo sforzo, un piccolo promemoria per «orientarsi» nel corso dell’anno con le contribuzioni. «Ci terrei ancora a ricordare l’aiuto dato dai vari gruppi di attività che si sono mobilitati per aiutare le finanze della chiesa, che in questo caso si è dimostrata vicina ai suoi membri e questo sforzo è stato ripagato», conclude Ficara.

Foto: Matteo Ficara