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Sfogliando i giornali dell’11 marzo

01 – Italia, la prescrizione medica per la “pillola dei 5 giorni dopo” rimane per ora obbligatoria

Il Consiglio superiore della sanità si è espresso ieri, in seguito alla richiesta inoltrata dal ministro della Salute Lorenzin, a proposito della prescrizione sul contraccettivo d’emergenza solitamente chiamato “pillola dei 5 giorni dopo”. La decisione presa è che «il farmaco EllaOne dev’essere venduto in regime di prescrizione medica indipendentemente dall’età della richiedente […] soprattutto per evitare gravi effetti collaterali nel caso di assunzioni ripetute in assenza di controllo medico». Inoltre, il farmaco può essere prescritto soltanto se l’anamnesi fa emergere un «sospetto di fecondazione in corso». Il parere espresso dal Css, che porta l’Italia a non adeguarsi alla decisione europea, non è vincolante, mentre sarà decisiva la decisione presa dall’Agenzia italiana del farmaco, Aifa, che potrebbe cambiare la situazione.

02 – Libia, il parlamento di Tobruk chiede il rinvio dei colloqui di pace

Il parlamento libico con sede a Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha chiesto alle Nazioni Unite di rinviare di una settimana i colloqui che mirano a mettere fine alla guerra tra le diverse fazioni del paese. Il rinvio, secondo i dirigenti di Tobruk, consentirebbe di avere più tempo per discutere una proposta di formazione di un governo di unità nazionale. L’incontro era fissato per oggi, ma non si terrà. Intanto il generale Khalifa Haftar, nominato la scorsa settimana comandante in capo delle forze armate di Tobruk, ha chiesto alle Nazioni Unite la fine dell’embargo sull’acquisto di armi e mezzi militari. Francia, Stati Uniti e Regno Unito hanno votato a favore, ma il voto contrario degli altri 7 membri, tra cui Cina e Russia ha portato a un nuovo rinvio della decisione.

03 – Italia, il senato approva la convenzione dell’Aja sui minori

Il Senato ha approvato ieri, con 164 sì e 50 no, la convenzione dell’Aja sulla protezione dei minori, che passa ora all’esame della Camera. Rimane sospeso invece il punto più controverso della legge, l’applicazione della kafala, il principale strumento con cui nei paesi musulmani si tutelano i minori abbandonati o in difficoltà. La sharia, infatti, vieta le adozioni, ma per evitare che figli senza genitori restino del tutto sprovvisti di tutela, il diritto islamico prevede la kafala, che garantisce la protezione ai minori orfani o abbandonati. Tuttavia, le norme attuali rendono la legge islamica non compatibile con l’ordinamento italiano, e in caso di voto favorevole anche alla Camera il Parlamento dovrà lavorare nella direzione di un’armonizzazione legislativa, osteggiata dalle forze politiche di centrodestra.

04 – Colombia, l’esercito sospende i raid aerei contro le Farc

Il presidente della Colombia Juan Manuel Santos ha annunciato che saranno sospesi i bombardamenti contro i guerriglieri delle Farc, le Forze rivoluzionarie armate. La sospensione durerà 30 giorni e fa parte del piano di pace in fase negoziale a Cuba. Il 18 dicembre i ribelli avevano aderito a un cessate il fuoco unilaterale, ma finora il governo si era rifiutato di fermare i raid aerei. La sospensione potrebbe essere estesa se i guerriglieri continueranno a rispettare gli accordi di pace. Il governo ha comunque annunciato che le azioni militari contro il secondo gruppo ribelle del paese, l’Esercito di liberazione nazionale che si è staccato dalle Farc in polemica con la decisione di sedersi al tavolo dei negoziati, continueranno finché non ci saranno spazi per una soluzione politica.

05 – Messico, secondo le Nazioni Unite la tortura è un problema diffuso

Il relatore speciale delle Nazioni Unite contro la tortura, l’argentino Juan Mendez, ha consegnato ieri il rapporto sulla situazione messicana. Secondo Mendez, che ha visitato il paese l’anno scorso, «la tortura è un problema diffuso» e protetto da una generale impunità. Dal rapporto, nel quale si riconoscono comunque i passi avanti compiuti dal governo di Peña Nieto, emerge che la pratica della tortura e dei maltrattamenti, utilizzati come punizione e come mezzo di indagine, è generalizzata, e nell’ordinamento messicano la tortura non è considerata un reato a sé. L’ambasciatore del Messico presso le Nazioni Unite, Jorge Lomonaco, si è difeso, negando che la tortura sia diffusa nel paese.

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