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Visser ’t Hooft e la primavera dell’ecumenismo

Nel 1948 ad Amsterdam nasce il Consiglio ecumenico delle chiese, la più importante organizzazione ecumenica del mondo. È il frutto di un movimento verso l’unità della chiesa che prende forma in organizzazioni quali «Vita e azione», che mette l’accento sulla collaborazione in campo sociale, economico, educativo, e «Fede e costituzione», che dedica invece particolare impegno al confronto teologico. È dalle assemblee di queste due organizzazioni che viene approvata nel 1937 l’idea di costituire un unico organismo ecumenico. La decisione immediata è di creare una segreteria generale a cui affidare l’organizzazione di tutto il lavoro necessario per dar vita al nuovo organismo. A questo compito gigantesco viene chiamato un pastore olandese non ancora quarantenne: Willem Visser ’t Hooft. Franco Giampiccoli ha avuto l’ottima idea di presentare al pubblico italiano questa figura, nota solo agli specialisti di ecumenismo. Lo fa con una biografia snella e molto leggibile, ma basata su una serissima documentazione.

Willem nasce nel 1900 in una famiglia dell’alta borghesia di Haarlem. Gli stimoli ricevuti dai campi del Movimento cristiano studenti e dai quaccheri lo portano a studiare teologia. Nel 1922 legge il Commentario all’Epistola ai Romani di Karl Barth, da cui ricava l’impostazione fondamentale per la sua maturazione teologica. È molto presente nell’attività giovanile, assume incarichi di crescente importanza nell’Ymca (Associazione cristiana dei giovani) e nella Federazione mondiale degli studenti cristiani (uno degli ambiti più vivaci nel panorama cristiano), di cui diventa segretario generale nel 1932.

Il passaggio da quel compito, che lo assorbe intensamente, all’impegno ai più alti livelli del movimento ecumenico dev’essere stato abbastanza naturale per Visser ’t Hooft, che ha già una ricca esperienza di incontri internazionali e che dal 1935 è membro sia del Comitato esecutivo di «Fede e costituzione» sia del Consiglio di «Vita e azione». Incontri e riflessioni si susseguono e si fa sempre più chiaro l’obiettivo da raggiungere. Come il tema di una sinfonia, l’idea di un organismo che unifichi e renda efficaci tutti gli sforzi verso l’unità compare prima in modo sommesso per raggiungere via via il suono pieno dell’orchestra. In questo processo il segretario ha un ruolo essenziale di tessitura e stimolo. «Gli anni che verranno mostreranno che Visser ’t Hooft seppe aggiungere alla funzione esecutiva del suo incarico anche la forza propulsiva di una chiara capacità direzionale, basata su una lucida comprensione del contesto ecclesiastico e politico in cui di volta in volta veniva a trovarsi» (p. 73).

Il progetto del Consiglio ecumenico è messo a punto nel 1938, ma lo scoppio della guerra l’anno seguente ne ritarda l’attuazione. Nel 1946, appena concluso il conflitto, riparte l’organizzazione che porterà in due anni all’approdo agognato.

Nel frattempo accadono molte cose. Giampiccoli rievoca in modo coinvolgente gli eventi di quegli anni tremendi: la denuncia del totalitarismo (Visser ’t Hooft avrebbe voluto un pronunciamento pubblico, ma i dirigenti del movimento ecumenico preferiscono evitarlo); lo sforzo per mantenere il più possibile i contatti tra le chiese, evitando che queste si adeguino alle contrapposizioni nazionali, come era avvenuto nella Prima Guerra mondiale; l’appoggio alla resistenza tedesca attraverso i contatti con esponenti come Bonhoeffer e Adam von Trott zu Solz; l’avvio del movimento federalista europeo proprio nella casa ginevrina di Visser ’t Hooft, in veste di rappresentante della resistenza olandese, con incontri di esponenti delle resistenze europee, tra cui gli esuli italiani Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.

Ogni capitolo è seguito da un excursus; si aggiungono così utili informazioni sul pensiero di Visser ’t Hooft, sulle tappe importanti del movimento ecumenico e su fatti di grande rilievo storico come l’azione della Chiesa confessante in Germania e la Dichiarazione di colpa di Stoccarda.

Dopo Hammarskjöld (2005), Dunant (2009) e Beckwith (2012), questo è il quarto personaggio che Giampiccoli ci presenta, con competenza e simpatia di storico e felice vena narrativa. Quattro biografie ricche di informazioni e di esempi sempre attuali. Per questi eccellenti contributi, non ci rimane che dire a Giampiccoli un riconoscente grazie.

* Franco Giampiccoli, Willem A. Visser ’t Hooft. La primavera dell’ecumenismo. Torino, Claudiana, 2015, pp. 208, euro 14,90.