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Anche nel pinerolese prevista una cura dimagrante per gli uffici postali

Ospedali, trasporti, tribunale, scuole, piccole e medie industrie: ora è il turno degli uffici postali.

La presenza capillare, anche nel territorio montano, falcidiato dalla chiusura di numerosi servizi, ha da sempre offerto un motivo importante per riuscire a resistere in questi luoghi che per la propria conformazione naturale hanno già molti problemi. È vero che l’avvento del Web e delle operazioni on line hanno facilitato e sveltito molte pratiche ma è altrettanto vero che in montagna la rete arriva ma non dappertutto e quindi l’ufficio postale diventa un presidio importante, anche perchè buona parte della popolazione è anziana, fatica a spostarsi, e difficilmente è abituata a usare il computer.

Con l’arrivo del nuovo amministratore delegato Francesco Caio è partita una cura dimagrante che solo in Piemonte prevede la chiusura di 40 sportelli e la riduzione di orario per altri 130. Il che significa che sportelli come Pragelato rischiano di vedersi ulteriormente ridotti gli orari (Angrogna già oggi apre soltanto nelle mattinate di lunedì, mercoledì e venerdì). Nel Pinerolese non si parla di chiusure totali ma di riduzione di orari per i seguenti comuni: Claviere, Fenestrelle, Garzigliana, Pragelato, Sauze d’Oulx, Sestriere, Virle Piemonte, Villaretto Chisone, Roure, Inverso Pinasca, Perrero, Riclaretto, Mentoulles. Ma i tagli non riguardano soltanto i territori montani. Ben 6 uffici postali in Torino verranno chiusi: ma la differenza è notevole. In Torino infatti la presenza di altri uffici non lontani o in ogni caso raggiungibili con i mezzi pubblici rende meno «doloroso» il taglio.

Dal canto suo Poste Italiane in un comunicato ribadisce che «Il piano di rimodulazione degli uffici postali adegua l’offerta all’effettiva domanda sul territorio tenendo fermo il principio della centralità del cittadino e della massima attenzione e capillarità al servizio e la tenuta dei livelli occupazionali. Il piano è stato definito in conformità con il vigente Contratto di programma e con la normativa che stabilisce particolari garanzie per i Comuni caratterizzati da una natura prevalentemente montana del territorio (divieto di chiusura di uffici postali situati in centri rurali che rientrano anche nella categoria di quelli montani con esclusione di quelli in cui siano presenti più di due uffici postali e il rapporto abitanti per ufficio postale sia inferiore a 800) e dalla scarsa densità abitativa». Ma nonostante queste rassicurazioni c’è chi inizia a preoccuparsi, come il Comune di Perosa Argentina (e siamo sicuri che anche gli altri seguiranno questa iniziativa) che in una seduta della giunta comuale ha approvato un ordine del giorno contro questo ridimensionamento. La giunta focalizza l’attenzione sull’importanza degli uffici in territori montani e invita la Regione e il Governo ad «attivare ogni possibile azione in ordine al Servizio Postale universale al fine di garantire in tutti i Comuni, senza distinzione, un servizio postale di qualità e funzionale alla comunità». Inoltre dichiara «di sostenere e supportare la Regione Piemonte, l’Uncem e l’Anci nella battaglia che stanno conducendo a difesa del servizio postale nei Comuni, riconoscendolo come servizio universale e un diritto per i cittadini».

Ma se già oggi la Posta è sinonimo di code inteminabili, con chiusure e riduzioni di orari cosa succederà?