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Le donne ultra-ortodosse la novità nel panorama politico israeliano?

Continuano le grandi manovre in vista delle elezioni israeliane del prossimo 17 marzo. Si tratta di consultazioni evidentemente ritenute particolarmente importanti, ed a ragione, perché alla luce dei conflitti esplosi (la solita striscia di Gaza e la questione iraniana) e di quelli latenti (i mal di pancia egiziani e in generale degli altri Stati dell’area), la vittoria di uno o dell’altro fronte ( da un lato la destra al potere oggi del partito Likud e dall’altro i riformisti dell’Unione Sionista) potrebbe portare a scenari profondamente diversi. Ecco che sabato scorso oltre trentamila persone sono scese in piazza a Tel Aviv per la più grande manifestazione che si ricordi contro l’attuale premier Benjamin Netanyahu, in corsa per il suo quarto mandato. Netanyahu è considerato da sempre un falco, ma ora molti temono un aggravarsi della deriva autoritaria dopo le prese di posizione sul presunto nucleare iraniano e dopo la gestione militaristica del conflitto palestinese. Mentre i sondaggi paiono rimandare l’immagine di un Paese sostanzialmente spaccato a metà, una novità inedita nel panorama politico israeliano sarà fornito dal primo partito composto da donne ultra-ortodosse.

Si tratta di un’anomalia e di una rivoluzione culturale, che molti mezzi di comunicazione locali stanno tentando di censurare. Le donne Haredi (questo il nome ebraico della comunità ultra-ortodossa) sono sostanzialmente prive degli stessi diritti delle loro connazionali perché soggiogate al potere maschile domestico che ne condiziona ogni aspetto dell’esistenza, compresa la sfera pubblica. Riconoscibili per gli abiti modesti, per i foulard o le parrucche a coprire i capelli, soffrono pesanti discriminazioni in termini di disuguaglianze salariali di carriera, e hanno una percentuale elevatissima di violenze domestiche subite, oltreché ad esempio una percentuale di decesso per cancro al seno del 30% più alta della media nazionale, perché anche solo parlare di prevenzione di certe parti anatomiche è considerato tabù. Il medioevo insomma, che però vive gomito a gomito con il resto della società secolarizzata.

Ora nasce questa formazione politica (chiamata B’Zchutan) con lo scopo proprio di aiutare queste donne ad uscire dal tradizionale isolamento, per poter anch’esse incidere nella vita del proprio paese, e non esserne soltanto spettatrici, per di più sedute nelle file di fondo. Una novità assoluta per una sfida pressoché impossibile perché è difficile pensare che in questa fetta di società israeliana possa scomparire in così poco tempo la subalternità della donna al marito, anche nel segreto di una cabina elettorale. Ma le donne che ci stanno tentando sono assai combattive e potrebbero raccogliere voti in maniera trasversale.  

Foto via Pixabay | Licenza CC0 Public Domain