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Migrazioni. Testimonianza e impegno “sui confini”

Dal 28 febbraio al 4 marzo, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Massimo Aquilante, si è recato negli Usa per visitare chiese e associazioni protestanti impegnate nei “ministeri sulla frontiera” che operano al servizio degli immigrati e rifugiati che arrivano dal Messico. Tappe centrali del viaggio sono state El Paso in Texas, e Nogales, in Arizona. «Sono arrivato negli Usa avendo in mente quel Mediterraneo attraversato da imbarcazioni di fortuna che cercano di raggiungere l’isola di Lampedusa o le coste della Sicilia. In America ho trovato un confine diverso, costituito da alti muri metallici o dal deserto. Da una parte e dall’altra dell’Oceano, sono luoghi affollati di gente che rischia la vita per cercare di superare un confine nella convinzione che questo potrà cambiare la propria vita».

A El Paso (Texas), il presidente della Fcei è stato ospite del Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti (Nccusa), l’organismo ecumenico che raccoglie le chiese protestati e ortodosse del paese, impegnato in una riunione del suo comitato esecutivo. «Un invito importante – spiega Aquilante – nato dal fatto che sia il Nccusa che la Fcei riconoscono che la questione delle migrazioni globali è una priorità tanto sul piano dell’azione sociale che di quella politica per leggi più giuste e umane. E i morti del Mediterraneo o quelli del deserto di Sonora in Arizona, sono un fatto disumano, che non possiamo accettare come semplice effetto collaterale delle politiche di sicurezza. Sono una tragedia di cui siamo testimoni e che come cristiani, per amore della verità e della giustizia, dobbiamo denunciare».

Tra i momenti più toccanti della visita, Aquilante cita una commemorazione attorno ad alcuni “memoriali” tra i cactus del deserto di Sonora: qualche croce e qualche oggetto per ricordare persone morte quando erano già in territorio statunitense, stremate dalla fatica e dalla sete. L’area è costantemente monitorata dagli attivisti del Buon Samaritano, un’associazione promossa da una comunità protestante dell’Arizona associata alla Chiesa unita di Cristo, una denominazione storica del protestantesimo nordamericano. «Mi ha colpito l’impegno e la determinazione con cui ogni settimana decine di persone di fedi diverse e anche di non credenti si incamminano nel deserto per cercare di recare aiuto, posizionare delle riserve d’acqua e assistere chi ha bisogno. E anche soltanto per salvare la memoria di morti che non possiamo giustificare».

La missione del presidente Aquilante – accompagnato da Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi e del progetto “Essere chiesa insieme” della Fcei, e dal pastore Francis Rivers, direttore dell’American Waldensian Society – si inseriva nel quadro delle relazioni internazionali collegate con il progetto “Mediterranean Hope” che la Fcei ha avviato da circa un anno, realizzando un osservatorio sulle migrazioni mediterranee a Lampedusa e una “Casa delle culture” a Scicli (Rg) in grado di accogliere alcune decine di immigrati e richiedenti asilo.

Tra i risultati pratici della missione, un “accordo di fraternità” tra il Nccusa e la Fcei per promuovere azioni comuni e lo scambio di volontari, esperti e testimoni. “Le situazioni sono diverse ma di fronte a migrazioni globali siamo chiamati a cercare soluzioni globali”, ha concluso Aquilante.

Fonte: Nev – Notizie evangeliche

Foto “Mexican-American border at Nogales” by Sgt. 1st Class Gordon Hyde – US-Mexico barrier at Nogales. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.