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Non una scuola atea: soltanto laica

Un’ora di religione più ricca e non confessionale all’interno delle scuole. In tanti la chiedono, in molti la sperano per i propri figli. Da tempo la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia chiede di trasformare l’Irc, l’insegnamento della religione cattolica, in una lezione di etica o di storia delle religioni per tutti gli studenti. L’Irc è spesso criticata poiché gli insegnanti sono selezionati dalla Curia, con titoli di studio conseguiti presso istituti riconosciuti dalla Santa Sede e con programmi elaborati dalla Cei, aspetto che rende l’ora di religione una scelta solo per alcuni; inoltre spesso è ancora difficile pretendere e ottenere un’ora di alternativa a queste lezioni. A Bergamo la Scuola Svizzera ha eliminato l’ora di religione, trasformandola in un’ora di etica. La scuola in questione è privata, ma il suo esempio ci permette di mettere un tassello in più nel lungo dibattito sull’ora di religione all’interno dei programmi scolastici, e di come possa essere importante la riflessione su questi aspetti per tutti gli studenti, al di là della confessione di appartenenza. Elena Legler, presidente della Scuola Svizzera di Bergamo, ci ha raccontato il percorso che ha portato fino a questa scelta.

L’ora di religione c’è sempre stata, fino all’anno scorso.

«In effetti sì. La teneva un prete cattolico, ma non è mai stata un’ora di religione vera e propria. La nostra è una scuola confessionalmente neutrale, abbiamo molti alunni che vengono da diverse parti del mondo e le religioni all’interno di una classe sono più di una: diversificare un’ora per tutte queste confessioni diventava complicato. Molti mi chiedono cos’è l’etica: è la branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti e moralmente etici: abbiamo pensato che potesse unire, in un certo qual modo, le diverse religioni. Fino a qualche anno fa c’erano sia i cattolici che i protestanti. Come nella scuola pubblica, quest’ora era facoltativa, per i genitori che non desiderano che i figli frequentino l’ora di religione. Ora abbiamo deciso che l’educazione religiosa dei ragazzi deve essere demandata alle famiglie».

Perché allora l’avete mantenuta fino ad oggi?

«La nostra scuola è nata nel 1892, è dunque una cosa che ci portiamo dal nostro passato. Ma oggi le condizioni sono cambiate, così come gli alunni, i genitori, il contesto. Questo non vuol dire che siamo una scuola atea: soltanto laica».

C’è stata una piccola polemica in città?

«Bergamo è una città molto cattolica, e la diocesi qui è molto forte. Anche il giornale locale, l’Eco di Bergamo, è gestito dalla curia. Forse la loro reazione è stata un po’ eccessiva. Come dicevamo era già un’ora di etica, anche se era tenuta da un prete cattolico».

Ci sono state reazioni, interne o in relazione alle altre scuole?

«Da parte dei genitori non c’è stata nessuna reazione a questo cambiamento. Sui nostri 175 alunni, nessuno si è lamentato: per i ragazzi è un’ora di lezione come un’altra. Ci sono state solo reazioni esterne, di chi non conosce la realtà della nostra scuola. Nelle altre scuole della bergamasca, alcune hanno messo l’ora di religione alla prima ora del sabato mattina: in questo modo gli studenti non sono incentivati a farla, ma non credo che sia giusto. Ma è anche vero che organizzare l’ora di alternativa, forse soprattutto per la scuola pubblica, continua a essere difficile». 

Foto via scuolasvizzerabergamo.it