Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan

Minoranze religiose e atee fanno causa comune

di Onur Erem e Jacob Resneck

«È un corso forzato sulla setta sunnita», ha dichiarato Ali Kenanoglu, presidente dell’associazione culturale alevita Hubyar Sultan a proposito dei corsi di istruzione religiosa che devono seguire i piccoli stambulioti a scuola. I cristiani e gli ebrei sono esentati da questi corsi islamici obbligatori perché la Turchia li riconosce in quanto minoranze religiose. Ma non è così per gli atei, gli agnostici e gli aleviti che sono tenuti di seguire questi corsi. I difensori dei diritti religiosi denunciano questo «programma sunnita» organizzato nelle scuole pubbliche.

L’insegnamento religioso come strumento politico. Tecnicamente la Turchia è una repubblica laica. Ma quando, nel 2003, Recep Tayyip Erdogan diventò Primo ministro sotto la bandiera del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), il governo iniziò a mettere in atto politiche che, secondo gli opppositori, sono concepite per trasformare la Turchia in una società islamica più conservatrice.

Recep Erdogan è ora presidente della Turchia, una posizione non partigiana. Il suo ex ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, è Primo ministro. La Pubblica Istruzione è diventata il simbolo della lotta accanita tra Turchia laica tradizionale e marea montante religiosa.

Gli opppositori severamente imbavagliati. Il 13 febbraio scorso, i laici e le minoranze religiose hanno lanciato un appello al boicottaggio di una giornata di scuola per protestare contro l’introduzione di corsi di religione obbligatori nelle scuole primarie. La polizia ha risposto con la repressione delle manifestazioni nelle città di tutto il Paese, usando spray al pepe e cannoni ad acqua. Hanno imprigionato militanti e perseguito i dirigenti della protesta per insulti contro il presidente turco.

«Si tratta qui della dimostrazione chiara di un regime di Stato poliziesco e dittatoriale», ha dichiarato Ali Kenanoglu, «           ma queste misure antidemocratiche non possono cambiare la verità. Questo non ci fa paura, ma ci farà lavorare ancora di più».

 Moltiplicazione esponenziale delle scuole religiose. Questo boicottaggio di una giornata era anche organizzato in risposta all’espansione delle scuole secondarie religiose, chiamate anche istituzioni «Imam Hatip». Tradizionalmente concepite per formare degli imam, i quali sono impiegati dello Stato, queste scuole hanno avuto una rapida espansione dopo l’arrivo al potere dell’Akp. Le iscrizioni nelle scuole Imam Hatip sono esplose, passando da 65.000 alunni a circa un milione. Il presidente della Turchia ha pronunciato un discorso per l’apertura di una scuola Imam Hatip ad Ankara.

Kamuran Karaca ha rivelato che il governo stava aprendo due volte più scuole religiose Imam Hatip che scuole laiche tradizionali. «È un progetto politico che punta a creare una generazione religiosa, ha detto. «Essi obbligano gli alunni ad imparare l’arabo, il Corano e la sua interpretazione nell’islam sunnita». Il risultato è che le famiglie trovano poche aleternative per i propri figli in età scolastica fuori dalle scuole religiose.

Una politica condannata dalla Corte europea. Nel settembre scorso, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza contro la Turchia per quanto riguarda l’istruzione religiosa forzata degli allievi, ma Recep Erdogan è rimasto intrattabile. «È una decisione ingiustificata che non ha alcun analogo precedente in Occidente», ha dichiarato in un discorso, subito dopo la decisione del tribunale. «Da nessuna parte nel mondo i corsi di fisica obbligatori e i corsi di chimica obbligatori fanno discutere. Ma tutto il mondo parla dei corsi di religione», ha replicato.

Gli oppositori del governo dicono che l’espansione delle scuole religiose è un tentativo di manipolazione sociale,. «Vogliamo attirare l’attenzione sul fatto che l’Akp utilizza i nostri figli per servire la propria ideologia», ha dichiarato Kamuran Karaca, presidente dell’ala sinistra del sindacato di insegnanti «Egitim Sen», che ha partecipato all’organizzazione del recente boicottaggio.

Figli di famiglie atee si ritrovano senza alternativa. Il programma del ministero della Pubblica Istruzione di trasformare le scuole secondarie laiche in istituzioni Imam Hatip non ha lasciato altre scelte per molti studenti che iscriversi a questi corsi. Cem Sarikaya è un allievo della scuola secondaria di 15 anni  cresciuto nel quartiere di Eyup a Istanbul. Non ha buoni voti sufficienti per potersi iscrivere in una scuola non religiosa nella sua città. La sua unica opzione, a parte un’istruzione religiosa, è stata di iscriversi nella città di Eskischir che si trova in pieno centro dell’Anatolia, a oltre 300 km da istanbul. «Tutte le scuole del nostro quartiere di Eyup sono state trasformate in Hatip Imam», ha dichiarato sua madre, Hulya Sarikaya, 40 anni, che lavora come operaia tessile. «Non rimane una sola scuola normale qui», dice. «Siamo quindi obbligati o di mandare il nostro figlio a l’Imam Hatip o in una scuola lontana da casa».

Ma anche mandare suo figlio così lontano non è bastato. «Non vogliamo che nostro figlio subisca dei corsi di religione obbligatori», ha dichiarato suo padre, Selami Sarikaya,  41 anni. «Ma ora, anche nel suo liceo a Eskisehir, siamo venuti a sapere che è stato costretto di scegliere tutte le opzioni di corsi di religione che normalmente sono facoltative. Oggi, somma quattro corsi di religione in  tutto!».

La coppia lo ha quindi tolto dal circuito delle scuole gestite dallo Stato per iscriverlo in una scuola secondaria privata per la quale essi devono sborsare 4000 libbre turche (circa 1400 euro) all’anno, ha dichiarato suo padre, che è meccanico. È quanto costa attenersi ai propri valori.

«Non ci consideriamo religiosi. Veniamo da un ambiente famigliare alevita ma siamo atei», ha dichiarato Selami Sarikaya. «Non ci piace per niente questa situazione. Vogliasmo che questi corsi di religione siano corsi facoltativi. Coloro che vogliono seguirli possono farlo ma nessuno deve essere forzato».

(Rns/Protestinfo, Istanbul)

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

 

Foto: Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan, con licenza CC BY-SA 2.0,  via Wikimedia Commons