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La val Pellice discute del Parco

Mercoledì 25 febbraio la piccola sede del circolo di Sinistra Ecologia e Libertà di Torre Pellice ha ospitato un incontro pubblico per discutere del Parco del Monviso.

La sala era stracolma e probabilmente gli organizzatori stessi non si aspettavano una partecipazione del genere. «Mi fate ringiovanire e tornare indietro di trent’anni quando le assemblee erano così affollate e dibattute» ha detto qualcuno. «Non potevamo ospitare l’incontro in un posto più grande perché il Comune non concede per scelta le sale comunali ai partiti, ma ci teniamo a sottolineare che questo non è un incontro di partito, è solo ospitato e organizzato da Sel ma è chiaramente pubblico e aperto a tutti» ha dichiarato in apertura di dibattito il padrone di casa Piero Rostagno del circolo Sel Valpellice e presidente del comitato Difesa Ospedale valdese di Torre Pellice.

La sala era ben assortita di persone a favore e contro il Parco del Monviso che la Regione Piemonte vorrebbe creare in alcuni comuni delle valli Varaita, Po e val Pellice che in parte ricalcherebbe in parte e riprenderebbe l’esperienza del Mab, l’area della Biosfera del Monviso riconosciuto patrimonio dall’Unesco nel 2013.

Erano presenti fra gli altri il sindaco di Bobbio Pellice, Patrizia Geymonat, il sindaco di Villar Pellice, Lilia Garnier, alcuni ex amministratori dell’alta val Pellice ma soprattutto tanti agricoltori e allevatori interessati a capire meglio i pro e i contro della possibile nuova istituzione. Villar e Bobbio hanno già deliberato contro l’ingresso nel Parco, quindi hanno preso decisioni ufficiali difficilmente ritrattabili.

Geymonat ha rivelato che la Regione potrebbe congelare la posizione di Bobbio. Ovvero, la Regione potrebbe creare il parco del Monviso con i comuni di val Varaita e val Po, senza Bobbio, lasciando la possibilità al comune valligiano di entrarci in qualsiasi momento successivo.

I dubbi sui futuri possibili vincoli che limiterebbero il lavoro di allevatori e agricoltori non sono stati completamente sciolti dai favorevoli al Parco, tra cui anche un tecnico della Regione che opera da trent’anni nel Parco naturale della val Troncea. Domenico Rosselli ha raccontato la sua esperienza parlando del suo lavoro in val Troncea e della sua collaborazione con gli allevatori rimarcando che l’amministrazione di un Parco lavora insieme a loro e tenta di facilitare il loro lavoro: con il contenimento di animali selvatici e specie dannose per le greggi, nel rispetto della prevenzione e del salvataggio della fauna e della flora specifica.

Un operatore del Parco del Po cuneese, l’attuale ente che verrebbe inglobato dal nuovo Parco regionale, ha invece raccontato di quanto sia stato mal amministrato il parco del Po: «Non ci sono i soldi per i guardiaparco che sono l’unica garanzia per far funzionare un parco- ha detto – A Pian del Re hanno speso decine e decine di migliaia di euro per la costruzione di un ponte in ferro che non c’entra niente in un Parco, e soprattutto i sentieri sono abbandonati a loro stessi. Se non avevano i soldi per amministrare bene il Parco del Po come pensano di amministrare un Parco cinque volte più grande?».

Gli appelli avanzati dai favorevoli al Parco sul fatto che potrà generare lavoro indiretto e rappresentare il volano per l’economia locale di una valle geograficamente chiusa come la val Pellice, sono caduti nel vuoto, non si sono approfonditi e non bastano ancora a minare i dubbi concreti e pratici di allevatori e amministratori che non hanno ancora ricevuto risposte esaustive nemmeno ancora dalla Regione.

Il fatto molto positivo della serata è stato che finalmente si è discusso vis-à-vis in modo franco e questo non può che far bene alla conoscenza e alla crescita della valle sotto molti punti di vista. Come andrà finire non si può certo sapere ma è fondamentale discutere e far si che tutti si informino e portino il loro contributo al dibattito su una scelta che può influenzare il futuro della val Pellice sotto molti punti di vista.