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Giuda, il primo cristiano

Una storia che si svolge a Gerusalemme, in inverno, tra la fine del 1959 e l’inizio del 1960. Questo il contesto in cui è ambientato l’ultimo romanzo dello scrittore israeliano Amos Oz, Giuda, edito da Feltrinelli. Un romanzo, non un saggio, importante sottolinearlo, in cui scorrono in parallelo una fredda attrazione tra Atalia e Shemuel, la malattia del vecchio Gershom Wald che era solito confrontarsi, quando era ancora in vita, con Shaltiel Abrabanel, un ebreo di terza generazione, amico degli arabi, che si oppone alla nascita dello Stato d’Israele e, per questo, viene accusato di tradimento e, infine, gli studi di Shemuel sulla figura di Giuda Iscariota considerato una delle figure più fedeli a Gesù e non un traditore. Di questa ultima opera di Amos Oz si è parlato lo scorso 26 febbraio, a Roma, in una presentazione promossa dalla Facoltà Valdese di Teologia e dalla libreria Claudiana di Roma: un incontro pieno di uditori attenti, numerosi e appassionati. Un confronto vero tra il pastore Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia, la scrittrice e giornalista Gabriella Caramore, curatrice e conduttrice della bellissima rubrica di Radio3 Rai, “Uomini e Profeti” e Giorgio Gomel del gruppo “Martin Buber-Ebrei per la pace” .

Il prof. Garrone ha sottolineato come il romanzo sia pieno di storie, tante storie, tra queste quella di ripensare alla figura di Giuda Iscariota, non solo in termini positivi, ma addirittura considerare Giuda come il primo, vero, unico ed ultimo cristiano, il fondatore della fede cristiana. Il tradimento consisterebbe nel fatto che Giuda crede in Gesù più di Gesù stesso, una idea non nuova tra i molteplici studi sulla figura di Giuda e Gesù. La Caramore ha invece evidenziato come il romanzo sia un libro sul tradimento o, meglio, sull’essere considerati traditori: il tradimento di Giuda che ama Gesù di un amore idolatrico, perché si aspetta che Gesù scenda dalla croce, e il tradimento di Shaltiel Abrabamel, dietro il quale si cela, forse, la figura del politico Moshe Sharett, sionista che cercò di fermare l’irruenza di Ben Gurion e che chiedeva che si tenesse conto delle sensibilità arabe dopo la Costituzione dello Stato di Israele. Giorgio Gomel, infine, nel personaggio di Shaltiel Abrabamel, ha letto la figura di Martin Buber, il filosofo, teologo e pedagogista austriaco, naturalizzato israeliano che attivamente si impegnò affinché Israele imboccasse la via del socialismo. Amos Oz dice: «Solo chi tradisce, chi esce fuori dalle convenzioni della comunità cui appartiene, è capace di cambiare se stesso e il mondo». Speriamo per il futuro di Israele e Palestina.

Foto “Caravaggio – Taking of Christ – Odessa” di Michelangelo Merisi da CaravaggioWeb Gallery of Art:   Image  Info about artwork. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.