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Focolaio birmano

Per sfuggire ai combattimenti centomila persone si sono rifugiate nello Yunnan cinese, altre si sono riversate a Lashio, la più importante città del nord Shan. Siamo nel Kokang e dobbiamo essere molto bravi in geografia per localizzare questa regione per noi sconosciuta: nord-est della Birmania/Myanmar, Regione speciale autonoma ai confini con la Cina. Gli scontri armati avvengono tra l’esercito birmano, il temibile Tatmadaw, e un esercito locale, il Mndaa-Myanmar National Democratic Alliance Army.

Il teatro del mondo mette in scena anche lì i suoi consolidati canovacci.

La popolazione del Kokang è di origine cinese, migrata nel 1600. Colonialismo inglese, occupazione giapponese, Kuomingtang, Rivoluzione culturale, Cia… sono le voci di un’enciclopedia storica. I rapporti commerciali del Kokang con la confinante Cina sono sempre stati molto stretti. Governata a lungo dal Partito Comunista di Birmania, che nel 1989 si dissolve e, grazie ad un suo leader, Peng Jiasheng, si ricicla in armata locale (Mndaa), la prima a concordare il cessate il fuoco con il governo centrale birmano in cambio del controllo del paese.

Varianti del modello Donbass ucraino

Peng Jiasheng si riconverte come narcotrafficante. In zona si coltiva l’oppio, si producono metanfetamine e il Triangolo d’oro è a due passi. La zona si riempie di casinò per i cinesi ricchi d’oltre frontiera. La Giunta militare birmana ha avuto i suoi scellerati interessi a collaborare, per far cassa e per tenere buone, fin che poteva, le spinte “etniche” che caratterizzano tutte le aree di confine e non solo. “Signori della guerra” addomesticano a modo loro le popolazioni. Anche una “signora della guerra”, Olive Yang. Collaboratori in affari di Peng fanno fortuna, come Lo Hsing Han, che, prima di morire nel 2013, costruisce con la Asia World Company la più grande impresa della Birmania (industrie, costruzioni, supermercati, energia, trasporti, petrolio…) e una delle più significative del Sud Est asiatico.

Metamorfosi del sistema guerra fredda

Il Kokang è rivierasco dello Saluen, che dal Tibet scorre maestoso per quasi 3000 chilometri fino al mare delle Andamane. Se il governo sandinista del Nicaragua ha in progetto di assegnare ad un’impresa cinese il taglio in due del paese, da oceano a oceano, per costruire un altro più smisurato canale di Panama, vuoi che le imponenti vie d’acqua che attraversano la Birmania non siano fonte di eccitazione per chi ha in mente dighe ciclopiche generatrici di elettricità?

Popolazioni in rivolta, militari a riportare l’ordine, compromessi e imbrogli politici, ambiente sfigurato, multinazionali e banche in fibrillazione: le Grandi Opere recitano a soggetto.

Poi il giocattolo si deve essere scassato, l’instabile equilibrio rotto. L’ottantenne Peng Jiasheng, che sembrava godersi la pensione in Cina, è tornato. Il Mndaa si è attivato, l’esercito birmano pure, altre milizie locali si affiancano all’uno o all’altro. Da metà febbraio, stato di emergenza e legge marziale. Più di cinquanta militari birmani uccisi, altrettanti tra i rivali. Migliaia di persone in fuga.

Un episodio o il focolaio di un’infezione asiatica?

Foto “Lashio sight IMG 0595” by nico – own work, also uploaded here: en:Image:IMG 0595.JPG. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.