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39 rinvii a giudizio per incitamento all’odio razziale e violenza

Torna all’attenzione della cronaca il sito Stormfront, almeno nella sua versione italiana. Il portale (si tratta in realtà di un forum su cui è possibile intervenire in forma anche anonima, come la quasi totalità degli interventi registrati dimostra) è da anni monitorato dalle forze dell’ordine per i contenuti razzisti e antisemiti. A tal proposito si erano già registrati 4 arresti nel 2012 trasformati poi in condanne a tre anni per incitamento all’odio razziale; una trentina di indagati nel 2013, e il sito era stato oscurato (ma ora con una semplice ricerca si può verificare come sia di nuovo perfettamente accessibile anche nella nostra lingua).

Oggi è giunta la richiesta di rinvio a giudizio per 39 persone che mediante post, commenti, video avrebbero preso di mira soprattutto personaggi di origine ebraica presenti nella vita pubblica del nostro paese. Ma non mancano gli incitamenti alla violenza, all’odio razziale, diffamazioni e minacce di ogni tipo. Fra i soggetti al centro delle attenzioni dei frequentatori del forum troviamo la sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini, l’ex ministro Andrea Riccardi, lo scrittore Roberto Saviano, i rappresentanti delle comunità ebraiche in italia e molti altri nomi noti e meno noti. Dalle pagine on line emergono poi video e testi di impostazione negazionista, tesi a minimizzare lo sterminio del popolo ebraico da parte del nazifascismo, e altri esempi di violenza e istigazione all’odio. Il sito nella sua versione in lingua inglese è risultato negli anni esser frequentato da personaggi poco edificanti, finiti al centro delle cronache, come Anders Breivik, autore della strage costata 77 morti in Norvegia nel 2011. Il processo mira a scardinare questa spirale di odio, anche se le infinite vie del web rendono difficile i monitoraggi e le censure. Ora che anche il reato di negazionismo è legge le condanne potrebbero essere ancora più pesanti.

Foto “Holocaust memorial” di George HuiOpera propria. Con licenza GFDL tramite Wikimedia Commons.