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Un laboratorio di cinema e regia contro l’omotransfobia

Domenica 22 febbraio scorso ha preso il via a Roma, presso la sala giovani della chiesa metodista, in via Firenze 38, il «Laboratorio di cinema e regia contro l’omotransfobia», a cura della Rete evangelica fede e omosessualità (Refo), in collaborazione con le Attività giovanili di Roma (Agr). Ne parliamo con Vale Coletta, responsabile del progetto, membro della segreteria della Refo.

Come è nato il progetto? Quali sono i suoi obiettivi?

«All’inizio c’era l’idea di realizzare un video istituzionale per il quale la Refo aveva contattato l’amico regista, Francesco Costabile. Questi, invece, ha rilanciato l’idea proponendoci di realizzare un documentario più dinamico che coinvolgesse in prima persona i ragazzi delle comunità battiste, metodiste e valdesi di Roma. Così, insieme all’animatrice giovanile Marzia Scuderi, abbiamo progettato questo laboratorio di cinematografia che affronterà il tema dell’omotransfobia dando voce ai giovani dai 14 ai 20 anni e al loro mondo».

Come è andato il primo incontro?

«Molto bene! L’incontro è stato stimolante e i ragazzi che vi hanno partecipato si sono molto divertiti. Erano presenti anche amici esterni alle chiese. Per molti era la prima volta in cui prendevano la parola per esprimere una loro opinione».

Come si svilupperà il progetto?

«Il laboratorio durerà fino a giugno e gli incontri avverranno ogni 15 giorni. In una prima parte teorica si affronteranno le tematiche dell’omofobia e della transfobia, anche dal punto di vista teologico, con una particolare attenzione al mondo degli adolescenti, e con un linguaggio adatto alla loro età. Successivamente, il laboratorio avrà una parte più pratica nella quale, con l’aiuto del regista Costabile, i ragazzi impareranno ad usare una cinepresa, a fare le interviste, le riprese e il montaggio. Intanto, da subito i ragazzi saranno stimolati ad usare cellulari, smartphone in modo da familiarizzare con le immagini. Entro la fine dell’anno, poi, sarà realizzato il documentario quale frutto conclusivo del lavoro dei partecipanti».

Il laboratorio si svolge presso la sala giovani della chiesa metodista, in via Firenze 38 (Roma) ed è finanziato dall’8 per mille delle chiese metodiste e valdesi: segni di un chiaro sostegno della chiesa. Che cosa significa per voi questo?

«Il significato profondo di quest’attività, prevista nel calendario della chiesa metodista di via Firenze, è che le chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi di Roma si impegnano in modo concreto nella lotta all’omofobia e alla transfobia. È forse la prima volta in cui, dopo le dichiarazioni del Sinodo valdese e dell’Assemblea battista a favore dell’accoglienza delle persone omosessuali, ci si espone come comunità con un progetto molto concreto. Oltre alle dichiarazioni ufficiali abbiamo bisogno di tradurre nell’agire quotidiano la lotta al pregiudizio e allo stigma sessuale, oggi ancor di più perché rigurgiti di omofobia e transfobia possono esserci nelle nostre chiese e occorre vigilare. La lotta all’omofobia e alla transfobia è culturale ed è importante che con questo laboratorio di cinema si cominci a lavorare con i giovani delle chiese».

Nel corso della realizzazione del documentario, i giovani si confronteranno con rappresentanti di associazioni che lavorano nel settore, pedagogisti e psicologi, pastori e professori per rendere il più completa possibile questa iniziativa formativa e creativa. Il laboratorio si tiene ogni quindici giorni, la domenica, presso la sala giovani della chiesa metodista, in via Firenze 38 (Roma).