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Sfogliando i giornali del 19 febbraio

01 – “War on terror”, un australiano, ex detenuto di Guantanamo, vince l’appello contro la condanna per terrorismo

Un ex detenuto australiano di Guantanamo, David Hicks, ha vinto l’appello per annullare la sua condanna per terrorismo negli Stati Uniti. Un tribunale militare statunitense ha rovesciato la sentenza del marzo 2007, che riconosceva Hicks colpevole di aver fornito sostegno materiale al terrorismo. Il nuovo verdetto ha stabilito che l’accusa non avrebbe dovuto essere trattata da un tribunale militare poiché non aveva a che fare con crimini di guerra. Il 39enne Hicks era stato catturato nel 2001 in Afghanistan, dove stava frequentando un campo di addestramento di Al Qaeda e dove aveva incontrato Osama bin Laden. È stato detenuto nel carcere di Guantanamo da gennaio del 2002 a maggio del 2007. Hicks ha detto di non essere interessato alle scuse ufficiali degli Stati Uniti, ma ha chiesto di essere risarcito per le cure necessarie per superare i traumi causati dalle torture subite durante la detenzione.

02 – Ucraina, il presidente Porošenko chiede l’intervento dei caschi blu dell’Onu nell’est del paese

Il presidente ucraino Petro Porošenko ha chiesto alle Nazioni Unite di schierare i caschi blu nell’est del paese per far rispettare il cessate il fuoco concordato con i separatisti filorussi il 12 febbraio e messo a rischio dalla continuazione dei combattimenti. In una riunione di emergenza con i vertici della sicurezza, Porošenko ha dichiarato che la forza internazionale contribuirebbe a garantire la sicurezza «in una situazione in cui la promessa di pace non viene mantenuta». Le sue dichiarazioni sono giunte alla fine di una giornata, quella di ieri, in cui l’esercito ucraino si è ritirato dalla città di Debaltseve, lasciata sotto il controllo dei ribelli filorussi. La richiesta di Porošenko è stata duramente criticata dall’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, che considera la richiesta «un atto distruttivo». Anche i separatisti filorussi hanno criticato la proposta. I vertici dell’autoproclamata repubblica di Donetsk hanno definito la richiesta una violazione dell’accordo di Minsk e hanno chiesto agli altri firmatari, Mosca, Berlino e Parigi, di intervenire.

03 – Siria: Aleppo, proseguono scontri

Sono proseguiti nelle ultime ore gli scontri armati tra ribelli e l’esercito siriano sostenuto dagli Hezbollah libanesi a nord di Aleppo, la città al centro dei tentativi di mediazione dell’inviato speciale Onu Staffan De Mistura. I combattimenti si sono concentrati attorno alle cittadine di Hreitan, Bashkoy e Mallah, e si registra un numero imprecisato di morti e feriti in entrambi gli schieramenti, segno che il cessate il fuoco “di prova” annunciato ieri da parte del governo di Bashar al-Assad non è ancora partito.

04 – La Libia chiede la fine dell’embargo sulle armi

La Libia ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di ritirare l’embargo sulle armi in vigore dal 2011, anno della caduta di Muammar Gheddafi, per permettere all’esercito regolare di combattere contro il gruppo Stato islamico. Il ministro degli esteri Mohammed al Dairi ha motivato la richiesta affermando che una decisione in quella direzione «potrebbe aiutare a combattere il terrorismo dilagante nel paese». L’Egitto, che ieri ha compiuto un primo intervento via terra ha detto di sostenere il governo libico durante la sessione speciale del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Intanto, il Qatar ha richiamato il suo ambasciatore al Cairo in seguito alle tensioni che si sono create dopo gli attacchi egiziani contro le postazioni dell’Isis in Libia. A irritare il Qatar sono state le parole dell’inviato egiziano alla Lega Araba, Tareq Adel, il quale, criticando il Qatar per le sue riserve in ordine ai raid aerei egiziani, ha accusato Doha di sostenere i terroristi.

05 – Filippine, gli scontri tra fazioni nel Mindanao causano altre migliaia di profughi

Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite sono almeno 15.000 i profughi provocati dagli scontri che nelle provincie meridionali di Maguindanao e North Cotabato, nell’isola di Mindanao, coinvolgono due fazioni alleate fino a pochi mesi fa. La nuova escalation di tensione nell’area è una conseguenza della pace firmata dal Milf, il Fronte islamico di liberazione Moro, che lo scorso anno si era impegnato a controllare le altre fazioni autonomiste armate nelle aree sotto il suo controllo. Tra queste, la principale come capacità militare e consistenza è il Fronte islamico per i combattenti per la libertà del Bangsamoro, che si era separato dal Milf nel 2008 e che non ha accettato il cessate il fuoco che, nelle intenzioni delle parti in dialogo, dovrebbe porre fine a un conflitto che in 40 anni ha causato 120.000 morti.

Foto Freedom House via Flickr | Licenza CC BY 2.0