00246

Un laboratorio per formare i nuovi politici

Non è la prima volta che mi sento dire da un politico che oggi manca la formazione per chi vuole impegnarsi nella gestione della «cosa pubblica». Spesso, chi si candida alle elezioni comunali in liste per lo più civiche arriva totalmente impreparato, facendo esperienza durante il mandato. Ma questo succede anche a livelli più alti, regionali e anche nazionali. La formazione era data dai partiti storici, strutturati, in cui si entrava e lentamente si imparava come far funzionare la cosa pubblica. Certo, gli esempi non sono sempre stati positivi, ma teoricamente il ragionamento regge. La questione è che oggi i partiti politici di stampo novecentesco sono ormai fuori dal tempo, non vengono più riconosciuti in primis dai giovani ma anche dalle persone con alle spalle ormai molti timbri sulle schede elettorali. Questo perché la società è cambiata molto negli ultimi 30 anni, le classi sociali sono scomparse nell’accezione novecentesca e quindi i partiti hanno perso il loro posto, a ogni elezioni si vedono grandi spostamenti di masse di elettori (il Movimento 5 Stelle è l’ultimo esempio). Ma come fare per formare le persone che devono guidarci a livello politico?

«Abbiamo pensato che l’associazione politica fosse la soluzione migliore – spiega Sergio Enrietto – e ci presenteremo al pubblico a inizio marzo. Ci siamo accorti che l’impostazione dei partiti non corrisponde più alle reali necessità del cittadino. Vediamo un voto molto mobile mentre in passato, elezione dopo elezione, i cambiamenti erano minimi, di pochi punti percentuale. Di fronte a questo cambiamento epocale, derivato anche dalla rivoluzione del mondo informatico, il Pd, partito a cui ci ispiriamo senza però prendere nessun tipo di cappello, è quello che sicuramente si sta rinnovando di più anche se lentamente e con difficoltà». Il nome scelto per l’associazione spiega già molto: Valli aperte. «Abbiamo scelto questo nome perché riteniamo fondamentale ragionare su vasta scala e non solo guardando il proprio campanile. La questione del Parco Monviso, che sta tenendo banco in questi giorni, è un chiaro esempio di ciò che si potrebbe e dovrebbe fare: un ragionamento quantomeno di valle se non di valli. La seconda parola «aperte» è dovuta al fatto che siamo aperti a ogni tipo di contributo. Non mi dispiacerebbe se aderissero anche persone che politicamente sono schierate nel centrodestra perché riteniamo che la base della democrazia sia proprio il confronto».

Confronto che in val Pellice (ma non solo) sta mancando. «Ricordo – continua ancora Enrietto –quando più di 10 anni ero assessore al Comune di Torre Pellice una certa vivacità politica. Ecco, ci piacerebbe rinnovare questo spirito, fatto di discussioni e di confronti e cercare di inserirci nel discorso ampio della Città metropolitana perché è un treno che non possiamo perdere, con il rischio di rimanere isolati. Al contrario l’obiettivo è quello di entrare in Europa proprio attraverso questo nuovo ente, di avere un peso importante ma che si può ottenere soltanto con il confronto e con il lavoro comune politico di un territorio vasto». Se voleste saperne di più è on line e in costante aggiornamento il sito internet.

Foto Simone Benech