Il (non) Parco del Monviso continua a far parlare di sé

«Troppi vincoli e una gestione non equa, con più peso verso la zona del Po» sono i due più gravi pericoli che Patrizia Geymonat ha individuato e spiegato ai microfoni di Radio Beckwith Evangelica parlando di questo nuovo parco. Ferma presa di posizione, quindi, da parte del comune di Bobbio Pellice e del suo sindaco.

Molti altri comuni interessati da questo nuovo progetto si stanno muovendo sulla stessa lunghezza d’onda del comune della val Pellice.

Casteldelfino, comune nell’alta val Varaita, si è dichiarato apertamente contrario, con tanto di delibera. Ma oltre a quest’azione il comune si è mosso anche con una raccolta firme a cui è invitata tutta la popolazione a mobilitarsi. I vicini di «casa» di Sampeyre hanno bocciato anch’essi il parco.

Crissolo, in val Po, si è espresso con una delibera di consiglio comunale contraria così come il piccolo borgo di Oncino.

A Bobbio Pellice il consiglio comunale si è espresso ufficialmente, dopo l’incontro aperto al pubblico di alcuni giorni fa, decisamente contrario (così come la giunta di Villar Pellice).

Insomma questo parco non lo vuole nessuno. Segno che i politici regionali e i tecnici non hanno valutato attentamente le reazioni dei territori interessati. Qualche voce favorevole si è però timidamente alzata. Senza uscire allo scoperto alcune associazioni hanno espresso il loro parere favorevole o quantomeno hanno invitato le varie parti a confrontarsi fra loro. Ma i tempi sono veramente troppo stretti.

In val Pellice un’associazione ha preso posizione apertamente. Si tratta di «Insieme in Comune», un gruppo che riunisce alcune associazioni del territorio (le sette fondatrici sono state Gruppo donne Val Pellice, Spi-Cgil, Legambiente, Associazione genitori, Auser, La bottega del possibile e Un mondo di donne). «L’adesione al “Parco del Monviso” poteva essere un’occasione di sviluppo molto interessante per tutta la Valle e, proprio in quanto tale, crediamo andasse discussa in un tavolo meno frettoloso e più partecipato – ci spiegano dall’associazione – riteniamo pertanto che la chiusura al dialogo da parte di un’amministrazione sia un fatto grave, che influenzerà il futuro della Valle: la Giunta Comunale di Bobbio si è presa l’onere e la responsabilità di questa decisione, che avrà ripercussioni nell’immediato e per le generazioni future».

Il discorso dell’associazione però non si ferma e si allarga anche a una questione più spinosa e ampia e cioè la gestione del territorio a livello quantomeno di valle se non addirittura intervallivo. «Non possiamo non notare che un ente sovracomunale in cui discutere di politiche territoriali in un’ottica più allargata esiste e si chiama Unione dei Comuni; ma se a questo livello non si discute di opportunità sovracomunali, a cosa serve? C’è una volontà di politica di sviluppo coesa a livello di Valle o ciò che ci propongono gli amministratori continua ad essere l’illusione del “voler essere padroni a casa propria” e il rifiuto di qualunque opportunità di confronto con una dimensione più vasta di quella del proprio “campanile”?». Quesiti interessanti che però si scontrano con il solito immobilismo e la solita burocrazia. Al momento le Unioni di Comuni sono tecnicamente pronte a partire ma le Comunità montane hanno ancora un anno di vita: una gran confusione. L’ultima riflessione la lasciamo a ancora all’associazione: «siamo sempre più convinti che per il bene e la sopravvivenza della Valle sia necessario andare nella direzione di un organismo funzionale e operativo unico per tutta la val Pellice che, pur tenendo adeguatamente conto delle voci delle singole realtà, possa realmente realizzare ed applicare un’attenta ed equa pianificazione del territorio».