«Dio non è indifferente al dolore del mondo»

«Dolore del mondo, dolore di Dio, verso una fraternità riconciliata?»: questo il titolo del «messaggio di orientamento» pronunciato dal pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia (Fpf), in apertura dell’Assemblea generale. Il messaggio inizia con queste parole: «Il messaggio di quest’anno che voglio trasmettere al protestantesimo francese, di fronte all’assemblea generale della Federazione protestante di Francia riunita oggi, 31 gennaio 2015, si concluderà con un appello e una esortazione. La situazione che stiamo vivendo lo esige perché, come ha detto il Primo Ministro a proposito degli attentati dei 7, 8 e 9 gennaio scorsi, “ci sarà un prima e un dopo”».

Il messaggio è articolato su 5 punti: 1) La fraternità esige di «rafforzare il legame»; 2) La fraternità incoraggia a pregare e a testimoniare. Pregare per le persone nella disperazione e testimoniare delle sofferenze e della speranza nella realtà della società; 3) La fraternità ci impone di ridire la nostra fiducia nelle dinamiche di comunione che muovono il cristianesimo nel suo insieme ma anche il protestantesimo; 4) Il 2015 è l’anno di diverse commemorazioni; 5) Appello rivolto a ogni delegato affinché lo riceva e lo mediti, e affinché discerna con saggezza quello che ne può fare domani. Riprendiamo ampi stralci dell’introduzione e alcuni passi dei 5 punti. (Red.)

 

«Quest’anno 2015 rimarrà segnato per sempre da un massacro in pieno centro di Parigi. Ognuno ha sentito nella propria anima mille cose intrecciate di fronte a questo fatto, un’immensa tristezza e oggi ancora un dolore. Le vittime, giornalisti e intellettuali, poliziotti e persone di confessione ebraica, rappresentavano e vivevano per sé stesse quello che la Repubblica ha di più prezioso: la libertà pubblica, la libertà di espressione, la libertà di coscienza. (…)

Forse occorrerà meditare ancora a lungo questo pensiero del teologo protestante, il giapponese K. Kitamori, il quale ci scrive dal capo del mondo su quel tema strano e sconvolgente del dolore di Dio, e che ha ispirato la teologia della croce di J. Moltmann: non solo il tema del nostro dolore o di quello del Cristo, ma anche quello del «dolore di Dio»; quel Dio che confessiamo come creatore e Padre, e che non può restare indifferente di fronte alla sofferenza causata dalla violenza degli uomini, i suoi figli, un Dio che saprà, al di là del dolore provato, attraversare il lutto e designare per ciascuna delle nostre vite una comunione e una fraternità alle quali Egli ci convoca instancabilmente attraverso il messaggio e gli atti di Gesù. (…)

La comunione, termine connottato religiosamente, e del quale la stampa laica ha ritrovato felicemente l’uso per descrivere lo spirito della manifestazione dell’11 gennaio, rinvia per noi a Colui che la suscita e la crea per mezzo dello Spirito, nostro Signore Gesù Cristo. Anche la fraternità… unisce gli uomini non con i legami del sangue ma con il simbolo di una paternità confessata come comune, che mette gli uni e gli altri a equidistanza da uno stesso Padre, in una diversità di origini, di sensibilità, di culture, di condizioni e di opzion spirituali, teologiche ed etiche, una diversità assunta e impregnata di reciproco riconoscimento.

Questo simbolismo della fraternità è oggi attaccato da un estremismo che divide, ossia diabolico. Bisogna quindi che le nostre forze si uniscano tanto più, le nostre forze cittadine, laiche e repubblicane e le nostre forze spirituali, quelle della preghiera paziente, radicata qui in terra nell’attesa della venuta del Regno di Dio (della Repubblica dei cieli).

La Federazione protestante di Francia vuole quindi essere, a modo suo, il luogo possibile, sempre da riprendere e da consolidare, di una comunione che accolga ciascuno come un fratello, per vivere e sperimentare una fraternità sempre più aperta e rappresentativa. Forse è in questo appunto che possiamo ribadire il progetto federativo:

– collegare le diverse chiese, le comunioni di chiese della grande tradizione evangelica nata dalla Riforma, le associazioni e le opere tra di loro, per il servizio del Cristo, nella società e nel mondo;

– e rileggere insieme le domande vive di questo tempo per tentare di rispondervi pubblicamente.

Collegare e rileggere, religare, religere, fare atto di «religione», parola che suona strana all’orecchio protestante e che non sempre ha buona fama ma che dobbiamo tuttavia rivendicare perché designa ciò che ci tiene insieme nella società, e ciò che ci autorizza a fare una lettura lucida, critica e pertinente nei suoi confronti. (…)

Il rafforzamento del legame federativo e, al tempo stesso, la sua iscrizione nella realtà della vita del nostro Paese sono stati vissuti in questo mese di gennaio nella gioia dell’Evangelo ma anche nel riconoscimento manifestato dalle autorità civili in occasione del conferimento della legion d’onore al pastore Jimmy Meyer, presidente della Mission Vie et Lumière. Nel momento in cui era circondato dai suoi parenti e dagli amici della Fpf, le grida di gioia e gli inni hanno invaso quei luoghi repubblicani e segnato tutti i partecipanti. (…)

La Repubblica è proprio il luogo dove vivere la nostra speranza: in una doppia cittadinanza lucida, una cittadinanza francese e quella, spirituale, del «regno di Dio», di cui discerniamo già i segni che ci orientano. Perché essa ci ha fatto passare dalla cattolicità alla laicità, una laicità di cui i protestanti sono i coproduttori (e nella quale anche l’islam dovrà ormai impegnarsi senza tergiversare per trovarvi il suo posto), ma una laicità che vorrei finalmente meno rigida.

I protestanti desiderano animare questa società, con il concorso di una laicità intelligente che non manchi di spirito (per non dire spirituale!), che non manchi di soffio, aperta sull’Europa e sul mondo, e che sia pronta a mettere instancabilmente in atto le necessarie riconciliazioni, in uno sforzo di insegnamento, di pedagogia e di discernimento critico sul fatto religioso in particolare, al quale anche la Pubblica Istruzione dovrà prendere pienamente parte.

Nel momento in cui entra al Panthéon il protestante Jean Zay, ministro della Pubblica Istruzione dal 1936 al 1939, voglio ricordare lo sforzo urgente che dobbiamo compiere circa l’insegnamento del fatto religioso, rispetto agli insegnanti e agli alunni, sforzo al quale ognuno è ormai chiamato, e per la cui attuazione ci sentiamo, insieme ad altri, legittimati. (…)

Le chiese provenienti dalla migrazione ci dicono quello che si sta disegnando domani nel paesaggio religioso, e noi dobbiamo offrire loro delle opportunità per il loro inserimento e per il loro sviluppo nell’ambito del contesto europeo e francese. È una sfida alta che presenta fin d’ora le linee di un paesaggio multicolore ma ancora troppo poco percettibile, di un protestantesimo in pieno mutamento. La Fpf ha una missione di accompagnamento, di vigilanza, di formazione, di ascolto e di accoglienza nei suoi confronti. (…)

Faccio appello alla fraternità riconciliata all’interno stesso del protestantesimo. Una fraternità dell’incontro e dell’intelligenza. L’incontro, cioè lo slancio verso l’altro diverso. L’intelligenza, cioè il discernimento critico di ciò che frena o chiude ancora, in noi stessi e tra noi, la possibilità di questo slancio.

Faccio appello alla fraternità tra le confessioni e le religioni di questo Paese. E auspico che dopo tante iniziative locali già realizzate, tanti incontri già vissuti, e da tanti anni, le nostre chiese, opere e associazioni si impegnino pienamente in un processo fraterno: prendiamo l’iniziativa di gemellaggi intelligenti tra chiese, sinagoghe e moschee, osiamo incontri di formazione dei responsabili ma anche dei membri delle nostre comunità, in vista della conoscenza dell’altro diverso. (…)

Guarire di un passato che ci rode e costruire un domani di fraternità riconciliata, questo è il senso di questo appello».

 

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

Foto: Il corteo dell’11 gennaio a Parigi, di Yann Caradec, con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons