Consegna della legge, Santa Costanza Roma (mosaico IV secolo)

“In Cristo Gesù”

Metterò il mio occhio su di loro per il bene; li stabilirò fermamente e non li distruggerò; li pianterò, e non lo sradicherò.
(Geremia 24, 6)

Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.
(Romani 8, 1)

 

L’altra sera guardavo un programma televisivo. I giudici dicevano a quelli che avevano appena passato la prova: “guardatevi intorno, tra di voi c’è il vincitore di questa gara!”. Tra me e me pensavo che se fossi stato lì in mezzo, avrei sperato di vedere solo futuri eliminati, perché avrebbe significato che sarei stato io a vincere! I bambini fanno spesso questo errore, se gli si chiede di contare un gruppo, contano gli altri, ma non se stessi. Ecco perché, per vedere veramente una cosa, bisogna starne fuori, in modo da osservarla da tutte le angolazioni. Non per niente la Scrittura chiama i credenti “santi”, ovvero “separati”, coloro che vedono il peccato da fuori, e lo possono vedere bene.

Ma da chi siamo stati separati, e dove siamo stati messi? Cristo è il nostro separatore. È colui che è venuto a separarci dal peccato, a darci la possibilità di vedere il mondo da una prospettiva diversa, ed è anche il luogo in cui ci ha separati. Ora noi “siamo in Cristo”, come fosse uno spazio. Qui, valgono regole diverse, non vale la legge del peccato che porta la morte, ma quella della grazia, che non prevede nessuna condanna. Questo non significa che la nostra vita sia senza difetto, ma che, vedendo il nostro peccato da fuori, possiamo analizzarlo da ogni prospettiva, pentircene e chiedere a Dio di aiutarci ad allontanarlo ulteriormente. Siamo noi che ci guardiamo in terza persona, da un luogo dove la condanna è sospesa, e la riabilitazione è possibile. “In Cristo Gesù” è la palestra della nostra nuova vita.

Foto: Consegna della legge, Santa Costanza Roma (mosaico IV secolo), Pubblico dominio