L'indice dei libri proibiti

Accadde oggi, 4 febbraio

Oggi 4 febbraio 1966 (si proprio 1966, non è un refuso) la Chiesa Cattolica abolisce l’Index librorum prohibitorum, l’elenco delle pubblicazioni vietate. Creato ben 4 secoli prima, nel 1558 su iniziativa della santa inquisizione, l’indice dei libri proibiti ha raccolto le diverse sensibilità dei tempi, per valutare di quali opere impedire la libera circolazione, perché considerate fuorvianti e pericolose per l’integrità della chiesa romana. Per questo l’attenzione è nei primi secoli rivolta alle eresie (eretiche sono considerate le bibbie tradotte in tutte le lingue volgari e tutte le pubblicazioni stampate da tipografi svizzeri e tedeschi, al fine di mortificare la riforma protestante), ma anche alle opere di Dante Alighieri (De Monarchia), Boccaccio (Decamerone), Machiavelli, Luciano di Samosata. Nei secoli le sensibilità per l’appunto cambiano, e nel 1758 viene concessa la lettura di testi sacri anche in lingue volgari, mentre entrano via via nell’indice Bacone, Flaubert, Dumas, Zola, Rousseau, fino a Moravia, Sartre, Gide, D’Annunzio, con motivi che via via si fanno più pruriginosi e meno teologici. Si giunge così al Concilio Vaticano II e alla ventata riformista che ad esso si associa. L’indice viene quindi abolito, relitto della storia. Le società si secolarizzano e il cattolicesimo comprende l’impossibilità di essere il solo depositario dei contenuti morali e teologici considerati accettabili, allentando la presa sulla produzione culturale ed artistica occidentale.

Foto: Una edizione del 1564, Pubblico dominio