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Bobbio Pellice dice no al parco

La sala polivalente di Bobbio Pellice era gremita in ogni ordine di posto, con alcune persone anche in piedi, venerdì 30 gennaio. Al tavolo degli oratori l’assessore Regionale all’Ambiente, Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della montagna, Foreste, Parchi, Protezione Civile Alberto Valmaggia, assieme al consigliere Paolo Alemanno. Sul tavolo la proposta della Regione di creare un parco naturale gravitante intorno al Monviso, che andrebbe a inglobare il Sic (Sito di interesse comunitario riconosciuto dall’Unione Europea) del Bosco dell’Alevè (in valle Varaita), la torbiera di Pian del Re (val Po), inserita nel Parco fluviale del Po e il Sic del Pra-Barant in val Pellice. In queste zone ci sono delle particolarità a livello di flora e fauna di importanza notevole, a esempio in alta val Pellice e in val Po viene salvaguardata la salamandra «Lanzai», presente solo in questo territorio limitato e in nessun altro luogo d’Europa. L’idea proposta da Valmaggia è cercare di ridurre ulteriormente i costi di gestione dei vari parchi che al momento, in Piemonte, sono commissariati. «I tempi sono stretti ma ci vengono quasi imposti per riuscire ad uscire da questa situazione di sostanziale impasse: accorpando le diverse aree avremo più forza per riuscire ad accedere ai fondi europei dei Psr (Piani di sviluppo rurale) che nei prossimi mesi verranno distribuiti sul territorio europeo, in base a progetti proposti da varie realtà». Valmaggia si è soffermato sull’importanza di entrare in un progetto che al centro metterebbe il nome Monviso, un «marchio» conosciuto in tutto il mondo, che affiancato alla parola «Parco» dovrebbe riuscire ad attirare fondi e turismo. «Dal punto di vista operativo non ci saranno restrizioni e vincoli maggiori rispetto a quelli che vi sono nei Sic – ha continuato Valmaggia – perché le preoccupazioni maggiori sono quelle degli allevatori, degli alpigiani, che pensano di veder compromesso o reso più difficoltoso il loro lavoro. Le uniche restrizioni sono quelle legate al mondo della caccia, in quanto estendendo l’area del parco fino al Brich Boucie, quella zona dove oggi si può cacciare verrebbe interdetta».

Nella sala si rumoreggiava. Appesi ai muri cartelloni inneggianti alla gestione autonoma dei territori, come succede da centinaia di anni, senza avere scelte imposte da altri. Perché uno dei rischi del parco è che chi lo guida, il consiglio di amministrazione, sia non del territorio ma arrivi da fuori. Valmaggia anche su questo ha tranquillizzato gli animi asserendo che in questo caso il presidente sarebbe nominato dalla Regione mentre i quattro consiglieri sarebbero tutti del territorio.

Da parte dell’amministrazione di Bobbio Pellice, dalle associazioni del mondo della caccia, dal Ca.TO1, da ex amministratori, da Coldiretti e da Cia e dagli allevatori la risposta a questo nuovo parco di potrebbe riassumere semplicemente con una parola: «No». «Dopo esserci consultati a lungo e forse aver perso un po’ di tempo abbiamo deciso di dire no al parco – ha detto Patrizia Geymonat, sindaca di Bobbio Pellice – perché per il nostro territorio l’allevamento e la pastorizia è una fonte fondamentale di lavoro, considerato che molti malgari sono giovani. Martedì 3 febbraio avremo un consiglio comunale in cui diremo ufficialmente no a questa proposta». Gli interventi di Coldiretti e Cia sono stati sulla stessa onda, contestando il parco e sottolineando che i cinghiali e i lupi troppo numerosi sono un grave danno per gli allevatori e un problema reale da affrontare subito.

In definitiva Bobbio si è opposta a un progetto sentito come calato dall’alto e non condiviso; forse da un lato la Regione avrebbe potuto affontare diversamente la questione e dall’altro le parti avrebbero potuto sedersi a un tavolo per trovare soluzioni condivise.