zanchi

Accadde oggi, 2 febbraio. Nasce Girolamo Zanchi, fra i padri della Riforma in Italia

È ritratto, tra Lutero e Zwingli, nella famosa stampa del 1617 che mostra tutti i riformatori attorno a un tavolo su cui campeggia la Bibbia aperta e la candela accesa

 

 

Girolamo Zanchi nacque ad Alzano (BG), il 2 febbraio 1516. Entrato nell’ordine dei Canonici lateranensi, fu convertito al protestantesimo a Lucca da Pier Martire Vermigli, all’epoca priore del convento lateranense di S. Frediano. Abbandonata l’Italia agli inizi degli anni Cinquanta, dopo un breve soggiorno a Ginevra fu professore di teologia a Strasburgo per dieci anni, opponendosi senza successo alla confessionalizzazione luterana della chiesa strasburghese. Per quattro anni fu pastore a Chiavenna, dove rimase invischiato in lotte interne alla comunità riformata. Licenziato dal concistoro, gli successe lo storico valdese Scipione Lentolo. In seguito fu professore di teologia alla prestigiosa università di Heidelberg e infine a Neustadt. Morì a Heidelberg nel 1590.

 

Fu un uomo di carattere irruente, e forse proprio per questo si sforzò di esprimere il suo pensiero teologico (sempre chiaro, profondo, e inserito in un procedere logico e razionalmente difendibile) con accenti piuttosto irenici per l’epoca.

 

Con Vermigli, rappresenta non solo la dote della filosofia aristotelica di scuola padovana al calvinismo, ma pure una rivalutazione della cultura e della fede evangelica italiana (inizialmente vista con sospetto da Calvino) nella formazione dell’ortodossia riformata, tanto che Vermigli e Zanchi, nel mondo anglosassone, godettero di chiara fama. Grazie all’edizione settecentesca di Toplady, l’insegnamento di Zanchi sulla predestinazione fu più influente di quello di Calvino stesso. E in effetti fu Zanchi il primo a coronare la riflessione sulla predestinazione con la dottrina della perseveranza dei credenti, cioè la perseveranza di Dio nei confronti degli eletti, ai quali non permette di scadere dalla grazia nemmeno in caso di gravi peccati. La sua dottrina fu il filo rosso degli articoli del Sinodo di Dordrecht (1618-9) e fu ancora oggetto di approfonditi studi da parte di Jürgen Moltmann. Dotato di cultura enciclopedica e di ottima conoscenza dell’ebraico e della letteratura rabbinica, le sue opere dogmatiche ed esegetiche sono un dialogo enciclopedico a tutto campo con la cultura della sua epoca.

 

È ritratto, tra Lutero e Zwingli, nella famosa stampa del 1617 che mostra tutti i riformatori attorno a un tavolo su cui campeggia la Bibbia aperta e la candela accesa.