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Difendere il lavoro

La val Chisone rispetto alla vicina val Pellice ha una sua peculiaretà particolare in termini di offerta lavorativa. Geograficamente molto diversa, più lunga e con un dislivello più diluito al confronto della corta e ripida val Pellice, nel corso degli ultimi decenni si è modellata a comparti. La val Pellice ha piccole e medie aziende distribuite lungo tutto l’asse vallivo con il cuore a Luserna San Giovanni. Ormai conclusa quasi del tutto l’era manifatturiera, che si era spinta fino a Villar Pellice, sono rimaste alcune aziende in salute. Nell’alta valle e nelle valli laterali invece regna incontrastata l’agricoltura e l’allevamento.

In val Chisone invece si possono individuare tre compartimenti: bassa valle, media valle e alta valle.

Partendo dall’alto troviamo il bacino che interessa e gravita attorno a Pragelato e Sestriere. Per Sestriere non c’è la necessità di spendere troppe parole: lo sci con il suo indotto offre lavoro a centinaia di persona, naturalmente solo per la stagione invernale e a patto che ci sia neve. Pragelato, tempio dello sci nordico, ha molte più difficoltà, oscurato anche dal vicino Sestriere. Un grande resort ha portato posti di lavoro ma anche molte polemiche.

In bassa valle troviamo il grande insediamento di Villar Perosa cresciuto intorno alla Riv (Skf, Omvp, Tekfor con tutti i problemi che oggi ha). Nata a inizio ‘900 ha modificato l’aspetto del piccolo centro e attorno a essa sono nate altre piccole e medie aziende. Il motivo per cui le aziende si sono insediate qui è uno solo, come ci hanno spiegato dal Comitato Salviamo i Toumpi in una recente intervista: «non certo perché i villaresi sono più bravi dei torinesi a far cuscinetti… Il fatto è che qui c’è l’acqua, per l’energia elettrica». A Pomaretto a farla da padrone invece sono stati i comparti tessili, oggi dismessi, che si sposavano con la «Talco e Grafite», dove lavoravano le mogli dei minatori.

E nella media valle?

Senza sci e senza fabbriche rimane solo turismo (poco) e agricoltura.

Senonchè a inizio ‘900 nascono i due sanatori di Pracatinat per combattere la tubercolosi, che in questa ultima settimana sono passati al centro dell’attenzione per l’annuncio di una loro prossima chiusura. Come abbiamo scritto, oggi a Pracatinat c’è un grande centro di formazione in cui sono passate decine di migliaia di studenti e non solo. Con oltre 40 persone occupate, fra dipendenti e indotto (fra cui anche la Tarta Volante, di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi), Pracatinat risulta essere uno dei centri vitali per la media val Chisone, offrendo un’opportunità di lavoro e alimentando l’indotto vicino.

Una chiusura significherebbe una grave perdita sotto questo profilo: al momento mancano però 300.000 euro. La Regione Piemonte, da quanto ha annunciato, vuole mettere in liquidazione la società ma aspetta un’alternativa dagli altri soci. Tra le voci che si sono levate contro la chiusura del centro, anche quella del sindaco di Torino e presidente della Città Metropolitana Piero Fassino.

L’ultima riflessione riguarda il vicino di casa di Pracatinat e cioè il Forte di Fenestrelle. Simbolo della ormai defunta Provincia di Torino e inserito nella lista dei cento siti storico-archeologici di rilevanza mondiale più a rischio, il Forte potrebbe essere una potenziale risorsa economica. Abbandonata da tutti, è soltanto grazie a un’associazione di volontari che sta rivivendo. Ma anche qui i fondi sembrano essere finiti e i lavori in cantiere non termineranno…

La media valle quindi rischia di veder scomparire una delle due grandi fonti di lavoro?