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I cristiani sono credibili solo se uniti

Sul nostro sito abbiamo dato notizia giorni fa della recente elezione di una donna alla guida del Consiglio delle chiese cristiane (Ccc) in Umbria, l’organismo ecumenico al quale fino ad oggi hanno aderito nel capoluogo umbro la chiesa cattolica, le chiese ortodosse romena e russa, e le protestanti valdese ed avventista. È la cattolica Annarita Caponera, 44 anni, insegnante di italiano e latino presso un liceo di Perugia e docente di ecumenismo e dialogo interreligioso all’Istituto teologico di Assisi (Ita). Alla Caponera, che succede al valdese Ermanno Genre, professore emerito di teologia pratica presso la Facoltà valdese di teologia, abbiamo rivolto alcune domande.

Quando è nata la sua passione per il dialogo ecumenico?

Partecipo all’ecumenismo da quando avevo 19 anni, è stata una sorta di folgorazione. Dopo la maturità, i miei mi regalarono un viaggio nella terra di Gesù un’esperienza straordinaria. Quando però a Gerusalemme entrai nel Santo Sepolcro rimasi scandalizzata, non riuscivo a capire nulla: contemporaneamente c’era la messa cattolica e i copti celebravano il loro rito. In quella moltitudine di voci ricordo di essermi sentita in una babele. Quando tornai a casa, compresi che l’unico modo per capire il significato di ciò che avevo vissuto in Terra santa era studiare. Così, parallelamente ai miei studi universitari, cominciai gli studi in teologia e frequentai con nuovo slancio le attività del Cento ecumenico perugino, che fino ad allora avevo frequentato senza molto entusiasmo. Inoltre, cominciai a partecipare agli incontri annuali organizzati dal Segretariato attività ecumeniche (Sae), che mi hanno permesso di incontrare i cristiani di altre confessioni. Questo mi ha fatto sempre più innamorare della causa dell’unità. Sono convinta che come cristiani possiamo essere credibili dinanzi al mondo soltanto se siamo uniti, mentre divisi non facciamo splendere la luce di Cristo e, come dice l’apostolo Paolo, rendiamo vana la croce di Cristo.

Spesso i detrattori del dialogo ecumenico affermano che l’ecumenismo tende a proporre una “melassa indistinta”. In che modo la diversità va custodita e promossa?

Il valore della diversità va riproposto con convinzione. Nell’incontro con il fratello ortodosso, posso arricchire la mia fede abbeverandomi a tutta la sua tradizione, alla sua liturgia, alla sua spiritualità. Allo stesso modo, l’amore che i fratelli protestanti hanno per la Bibbia, è una ricchezza che aiuta la mia identità di credente cattolica. Il dialogo ecumenico mette insieme queste tessere diverse, facendo attenzione a non creare confusione o a cedere all’irenismo. Nell’incontro con l’altro avviene la conoscenza reciproca grazie alla quale possiamo superare la diffidenza e il pregiudizio che talvolta ci portiamo dietro.

Perché continuare a dialogare in una stagione esasperata dai fondamentalismi religiosi?

Perché il dialogo è l’unica via possibile attraverso cui comprendere le ragioni dell’altro e, nello stesso tempo, far presente all’altro le proprie ragioni. Il dialogo non è mai a senso unico, il dialogo con la D maiuscola è quello attraverso il quale si fa presente il logos, dia-logos vuol dire questo: se abbiamo veramente intenzione di dialogare l’uno con l’altro, si fa presente il logos e dove è presente la parola non c’è posto per il fondamentalismo ma possiamo costruire la pace. Oggi dialogare è un imperativo, perché se si fa tacere il dialogo allora parlano le armi, e noi cristiani dobbiamo fare la nostra parte perché questo non avvenga.

Una donna a presiedere il Consiglio delle chiese cristiane. Come ha accolto questa nomina?

C’è stata una convergenza unanime da parte di tutti sulla mia persona. Sono rimasta molto colpita! Mi sono detta che, forse, anche questo è un segno dei tempi. Speriamo veramente che sia così.