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La Bibbia in tasca, il dovere nel cuore, i dubbi altrove

Attenzione contiene spoiler (se non sai il significato di spoiler, clicca qui!)

La prima volta che l’ho sentita, la parola inglese sniper riguardava l’ambito sportivo ed era utilizzata per descrivere il giocatore di hockey su ghiaccio che davanti alla porta avversaria non sbaglia un gol, ha la freddezza e il controllo di sé che gli altri compagni di squadra non hanno. American sniper parla, ovviamente, di un altro tipo di cecchino (questa la traduzione). Clint Eastwood ha deciso di raccontare una storia vera, quella di Chris Kyle, membro del «Navy Seal», un corpo speciale della marina degli Stati Uniti d’America, che si specializza nel cecchinaggio.

Il compito degli sniper è quello di proteggere i marine nelle operazioni di terra, per esempio per le strade di Ramadi, alla caccia di terroristi nell’Iraq post-Saddam Hussein. In questo film si ritrovano molti spunti antimilitaristi che già Stanley Kubrick aveva raccontato in Full Metal Jacket (qui il cecchino era donna ed era vietnamita). Troviamo l’addestramento oltremodo duro dei corpi speciali, le domande dei militari che si interrogano sul senso della guerra che stanno combattendo. Ma Kyle non si pone queste domande. Fa il suo dovere di cecchino. Non importa se davanti al suo mirino ottico c’è un uomo alla guida di auto imbottita di esplosivo diretta verso una pattuglia di marine o un bambino con una granata in mano (colpito e ucciso – la granata è raccolta da sua madre, colpita anche lei inesorabilmente da Kyle).

Kyle fa il suo dovere, sposa la causa della difesa della patria e lo fa tenendo sempre in tasca, durante le fasi più cruente della sua vita, una Bibbia, rubata in chiesa quando ancora era giovane. La sua sicurezza è totale ed egli non ha timore di rendere conto a Dio delle centinaia di persone che ha ucciso. Servire la patria diventa quasi un’ossessione per Kyle, ossessione che cessa solo nel momento in cui riesce a colpire il suo alter ego, un cecchino come lui, che sta seminando la morte fra le fila americane. In quel momento il «Diavolo di Ramadi» è pronto per tornare a casa ma è proprio allora che emergono le difficoltà nel reinserimento nella società, dovute al disturbo post-traumatico da stress.

Eastwood ci porta per mano dentro a una guerra, quella irachena, che ancora brucia, che è ancora piena di interrogativi. Un film più complesso di quello che appare a prima vista, con disseminati alcuni spunti di riflessione interessanti e con un finale, non scontato, ma che ci si può aspettare dall’Eastwood di Million Dollar Baby, Gran Torino etc. Il film ci mette di fronte a qualcosa di scomodo come quasi mai succede sul grande schermo, che ci obbliga a riflettere perché le conclusioni, in realtà, il regista non le tira. Le lascia a noi spettatori.

* American sniper, di Clint Eastwood, con Bradley Cooper, Sienna Miller, Kyle Gallner, Max Charles; 132’, Usa, 2014. | Foto “American Sniper” di Utente:Bart ryker – trailer ufficiale. Con licenza Copyrighted tramite Wikipedia.