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Sfogliando i giornali del 19 gennaio

01 – I ribelli sciiti houthi hanno preso il controllo dei mezzi di informazione nello Yemen

La giornata in Yemen si è aperta con scontri tra l’esercito yemenita e i ribelli houthi, che hanno attaccato il palazzo presidenziale nella capitale Sana’a in quello che si ritiene essere il più alto momento di tensione da quando l’opposizione sciita ha messo sotto attacco la capitale a settembre.

Gli spari e le esplosioni hanno cominciato ad essere uditi in vari quartieri della città e si sono avvicinati progressivamente al palazzo presidenziale. La presenza nel palazzo del presidente, Abd Rabbuh Mansur Hadi, non è stata confermata, mentre è ufficiale la presa del potere dei ribelli houthi nella televisione di stato yemenita e nell’agenzia Saba News. Lo ha annunciato infatti la ministra dell’informazione yemenita Nadia Sakkaf, che ha confermato anche il fallimento del “cessate il fuoco” e il proseguimento degli scontri nella capitale Sana’a.

 

02 – Prima verifica sulle accuse di crimini di guerra israeliani in Palestina

La Corte penale internazionale ha annunciato ieri che verrà aperto un esame preliminare sulla condotta israeliana nella Striscia di Gaza e in generale sui territori occupati della Palestina. Si tratta della prima decisione della Corte da quando, il 31 dicembre scorso, l’Autorità palestinese aveva depositato la richiesta di adesione all’organizzazione internazionale.

Durante l’esame preliminare verranno prese in considerazione le informazioni disponibili e che permetteranno di «determinare se esiste una base per iniziare un’inchiesta osservando i criteri stabiliti dallo Statuto di Roma», come specificato in una nota ufficiale della Cpi.

Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha definito «scandalosa» la decisione, che va ad «arrecare danno al diritto di Israele di difendersi contro il terrore». Secondo il governo israeliano questa mossa del presidente palestinese «sancisce la fine degli accordi di Oslo» del 1993.

 

03 – Annunciata la fine dell’epidemia di ebola in Mali

Da 42 giorni in Mali non viene segnalato alcun nuovo caso di contagio da virus Ebola, e ieri il ministro della sanità, Ousmane Koné, ha annunciato la fine dell’epidemia nel paese.

«Dal 6 dicembre – ha dichiarato Koné – il giorno in cui l’ultimo malato è risultato negativo al test, non abbiamo riscontrato nessun altro caso nel nostro paese. […] Dichiaro oggi la fine dell’epidemia di Ebola in Mali». Il ministro ha ringraziato gli operatori sanitari del paese e i partner internazionali per il loro lavoro per fermare un’epidemia che da Bamako a Gao ha fatto registrare 6 morti e 300 casi sospetti da ottobre, quando una bambina di due anni proveniente dalla Guinea aveva perso la vita a causa della febbre emorragica.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la situazione sta migliorando anche in Guinea equatoriale, Liberia e Sierra Leone, i tre paesi che stanno vivendo l’epidemia in modo più intenso. Nella prima oggi hanno riaperto le scuole, mentre in Liberia si tornerà a scuola dal 2 febbraio. Tuttavia, resta alto il livello delle misure preventive.

 

04 – Caucaso: migliaia di persone protestano contro le vignette satiriche di Charlie Hebdo

Decine di migliaia di persone hanno protestato nella capitale cecena Grozny e in varie località della Cecenia e dell’Inguscezia per esprimere la loro contrarietà alla pubblicazione di caricature del profeta Maometto, dodici giorni dopo la strage nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo.

I cartelloni e le bandiere comparse nei vari cortei contenevano cuori e slogan che proclamavano l’amore per l’Islam. Il presidente ceceno, Ramzan Kadyrov, ha dichiarato che si tratta di «una manifestazione contro coloro che insultano la religione musulmana. Non permetteremo mai che chicchessia insulti il nome del profeta». Kadyrov aveva già descritto nei giorni scorsi gli autori delle vignette su Maometto come «persone senza valori spirituali e morali», e aveva definito «nemico di tutti i musulmani» l’ex oligarca russo, Mikhail Khodorkovskij, che aveva chiesto a vari giornali russi di pubblicare caricature di Maometto, in disaccordo con l’authority russa sui media, che ne ha espressamente vietato la diffusione.

 

05 – Trovato morto Alberto Nisman, il pubblico ministero che accusava la presidente argentina Fernández

Alberto Nisman, il pubblico ministero che aveva formalmente messo sotto accusa la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner per aver insabbiato un’inchiesta su un attacco terroristico del 1994, è stato trovato morto nel suo appartamento a Buenos Aires. Nisman aveva 51 anni e oggi era atteso presso il Parlamento argentino per spiegare in modo dettagliato le sue accuse nei confronti del capo dello Stato.

Secondo il pubblico ministero, infatti, Cristina Fernández avrebbe coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro un centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, nel quale furono uccise 85 persone e ferite più di duecento. In cambio dell’insabbiamento, sostiene la pubblica accusa, l’Argentina avrebbe avuto prezzi di favore per l’acquisto del petrolio. Non è chiaro quale sarà a questo punto lo sviluppo dell’indagine.

CopertinaPaolo Cuttitta via Flickr, Commons 2.0