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«Parlare più forte dei demoni», una meditazione di Marion Muller-Colard

Al cuore di questo passo, questo versetto: «e scacciò molti demoni e non permetteva loro di parlare, perché lo conoscevano». Sto rileggendo questo testo la mattina del 7 gennaio. Sto camminando e sto ruminando questo versetto. Egli non lasciava parlare i demoni. Perché loro sapevano chi era. Un uomo libero che credeva che l’umanità fosse capace di coniugare la libertà con l’uguaglianza e la fraternità.

Lascio che la ruminazione faccia strada a questa parola, sento che essa mi sta lavorando e interrogando. Mi sto interrogando, per dirvi tutto, su questa generazione spontanea della tolleranza. Questa parola mi preoccupa, eppure essa è tutta la mia cultura, tutta la mia educazione. A dire il vero, non sopporto il tollerare. Voglio essere capace di più, e anche di meno. Voglio essere capace di amare anziché di tollerare. E voglio essere anche capace di smettere di tollerare, in certe situazioni. Dire una parola chiara, anche se pungente. Una parola che si oppone. Non lasciare lo spazio ai demoni, i quali hanno sempre meno scrupoli di noi nello spalancare la bocca.

Siamo figli della tolleranza, ma siamo anche partoriti dalla balbuzie e dall’incertezza. Tutto piove su di noi con una velocità vertiginosa, non c’è disputa bensì il mormorio sordo di tutto quello che ci divide e che cerchiamo di spianare sotto il principio di tolleranza. Abbiamo imparato ad ascoltare, a rispettare, e grazie a Dio, questo è di per sé un progresso. Ma Gesù non lasciava parlare i demoni. E i demoni parlano così forte che fra poco sentiremo solo loro.

Coprire la voce dei demoni. Stavo a questo punto della mia ruminazione, quel 7 gennaio, quando un’amica mi ha chiamata da Parigi, in lacrime. I demoni non avevano derogato alla loro legge, avevano parlato molto forte. A colpi di armi da fuoco. Avevano parlato così forte che avevano tolto la parola a tutti attorno a loro. Non so far tacere i demoni. Ma devo poter parlare forte. E se altri lo credono insieme a me, dato che penso che i demoni siano in minoranza, ho qualche speranza che potremmo coprire le loro voci.

L’uomo che ho scelto come maestro è stato crocifisso per aver creduto che l’umanità fosse capace di convertire la lettera della legge in buon senso comune. Egli non aveva avuto bisogno del secolo dei lumi perché la sua parola fosse illuminata. Ma il movimento religioso che è nato da lui, sì. La Riforma, quindi i lumi, hanno rivelato l’Evangelo che pesanti sistemi dogmatici avevano messo sotto il moggio.

Non incontro più alcuna contraddizione, oggi, ad essere cristiana e erede delle filosofie dei lumi. Chiamo con tutta me stessa un mondo in cui i credenti di tutte le religioni potranno dire altrettanto. Amen. Ma siccome non è così, non vedo altra parola d’ordine che quella del mio maestro: non lasciare parlare i demoni. Né i miei, né quelli degli altri. (da Réforme)

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

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