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La condivisione comunitaria non ha confini

La prima valigia è stata preparata. Stivali pesanti, sciarpe che coprono la faccia, qualche sermone in inglese, una chiavetta con una presentazione powerpoint sulla vita della chiesa di Angrogna e qualche pacchetto di caffè. La pastora Daniela Di Carlo è partita qualche giorno fa e arrivata a destinazione, a Chicago. Starà nella “città ventosa” per due mesi interi. Ospitata da una signora, membro della Presbyterian Church del quartiere Edgewater, una chiesa multiculturale.

Daniela Di Carlo è una dei quattro pastori che per il 2015 hanno deciso di partecipare a un nuovo programma di formazione – finanziato e sostenuto dalla American Waldensian Society per i prossimi tre anni – che prevede che 5 pastori valdesi o metodisti all’anno potranno fare un’esperienza nella quale condivideranno per due mesi (tra gennaio e marzo) la vita di una comunità degli Stati Uniti, cercando di coglierne idee e stimoli nuovi, utili ad arricchire il proprio ministero in Italia.

I partecipanti hanno colto con grande gioia questa opportunità di conoscere da vicino una realtà ecclesiastica diversa e simile alla nostra, quella delle chiese riformate nordamericane, e di usare il tempo lontani dalla routine per riflettere a distanza sul proprio lavoro e sulle sue prospettive una volta ritornati in Italia.

Il programma di formazione è stato chiamato Effee. La sigla sta, appunto, per “Esperienza di formazione e di fraternità ecumenica all’estero”.

Oltre a Daniela di Carlo si sono candidati anche i pastori Gregorio Plescan, che conoscerà il lavoro di un circuito nei pressi di Washington DC, Jonathan Terino che starà nella chiesa riformata di Schenectady (NY) e Davide Ollearo che sarà ospitato dalla chiesa presbiteriana di Libertyville (IL) e nel seminario teologico McCormick nel sud di Chicago per conoscere le realtà delle chiese locali in stretto contatto con il seminario.

Per fare la domanda di iscrizione, i quattro hanno dovuto specificare quali sarebbero stati i loro obiettivi per questo soggiorno statunitense. C’è chi vuole osservare come funziona il lavoro in team e approfondire il coinvolgimento e la formazione dei laici nei ministeri della chiesa, c’è chi vorrebbe capire un po’ di più sul fund-raising delle chiese americane. Altri obiettivi sono quelli di osservare e riflettere sul modo in cui viene comunicato con i membri di chiesa e qual è il legame con la società civile.

Nelle prossime settimane avrete la possibilità di seguire l’esperienza dei quattro: ogni settimana pubblicheremo un loro articolo sul settimanale e su Riforma.it.

Per prepararsi bene a Effee, a metà dicembre si è tenuto un breve seminario a Roma presso la Facoltà Valdese. Paolo Naso e Daniele Garrone hanno tenuto delle relazioni sulla storia e sulla vita del protestantesimo nordamericano e sulle dinamiche religiose del paese. Con alcuni docenti è stato maggiormente precisato il progetto di formazione di ciascuno dei partecipanti. Chi scrive queste righe ha ricevuto l’incarico di “coach” di questo gruppo e ha il compito di coordinare e accompagnare i quattro sia nella preparazione, sia durante il soggiorno, sia nella valutazione dell’esperienza una volta tornati. A fine febbraio la coach andrà a trovare i partecipanti, per conoscere le chiese in cui vivono e lavorano, i tutor americani, tutti colleghe e colleghi delle chiese riformate e per fare un ritiro di riflessione e valutazione di tre giorni tutti insieme.

Infine è da sottolineare la generosità delle chiese nelle quali i quattro pastori prestano il loro servizio in Italia: Bobbio Pellice, Angrogna, Pramollo e Villar Perosa, Verona e Mantova.

I concistori e consigli di chiesa hanno dovuto dare il permesso per l’assenza pastorale di due mesi. Per alcuni si è già verificato che la gestione di una tale assenza può liberare nuove energie e nuove idee che aiuteranno a superare, magari, anche i momenti più pesanti di questo periodo senza pastore.

Per concludere una citazione del direttore dell’Aws, Francis Rivers, uno degli ideatori del programma: «Non è un flusso a senso unico, perché quello che offriamo (come chiese americane) è ampiamente ripagato da quello che riveviamo dalla testimonianza dei nostri partner in Italia».