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Ancora tensioni fra Russia e Unione Europea

Si accentua l’isolamento internazionale della Russia di Vladimir Putin. Anche un momento universale di memoria, la commemorazione dei caduti nei campi di sterminio durante il delirio nazista, il prossimo 27 gennaio ad Auschwitz, diventa un momento divisivo, segnale delle tensioni che corrono nel cuore dell’Europa in questo inizio di millennio. E’ stato il governo polacco a non invitare, e presumibilmente dati i tempi ravvicinati non lo farà più, il presidente russo alle celebrazioni per il settantesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio, luogo simbolo dell’orrore cui è capace di precipitare l’essere umano. Questo perché la Polonia è fra le principali accusatrici del governo di Mosca in relazione alla gestione della situazione ucraina, al pari del resto dell’ Unione Europea e degli Stati Uniti. Le sanzioni imposte per punire le sue attività belliche e l’annessione della Crimea stanno causando profonde difficoltà all’economia russa, e stanno generando tensioni forti nelle relazioni internazionali. Da qui la decisione di non invitare il paese, che pur ebbe un ruolo chiave, decisivo nella vittoria sul nazi-fascismo, alla giornata delle memoria del 27 gennaio. Siamo forse al punto più basso nelle relazioni diplomatiche fra est e ovest del mondo dai tempi della guerra fredda. E se nemmeno il raccoglimento davanti alle milioni di vittime dell’odio riesce ad essere un momento ecumenico e di comunione, il segnale è tutt’altro che incoraggiante. Già la comunità ebraica della Repubblica Ceca, prima del Natale aveva espresso la propria contrarietà ad una visita di Putin a Praga, sempre in concomitanza con le celebrazioni della fine del secondo conflitto mondiale perché «il regime instaurato a Mosca non rispetta gli accordi internazionali, fa prova di aggressività all’estero e occupa con la forza il territorio di uno Stato confinante».

Foto „Auschwitz I 01“ von Konrad Kurzacz Pimke e-mail: konrad.kurzacz@gmail.com – Eigenes Werk. Lizenziert unter CC BY-SA 3.0 über Wikimedia Commons.