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Anche il Cec ragiona su libertà di espressione

Anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese si è riunito per riflettere sull’idea di libertà di stampa e su suoi eventuali limiti. Lo ha fatto organizzando un forum a Ginevra domenica scorsa, 12 gennaio. I vari interlocutori, da Theodore Gill a George Lemopoulos a molti altri, hanno ragionato sulle correlazioni fra libertà di espressione e i valori delle varie confessioni, e sul ruolo che le chiese possono assumere in tema di comunicazione. I partecipanti hanno ovviamente tutti condannato l’orrore di queste ultime violenze in terra di Francia, ma hanno espresso opinioni differenti riguardo la libertà di espressione quando questa va a solleticare ed infiammare tensioni interreligiose, a demonizzare o irridere le tradizioni o creare panico e difficoltà di relazione fra le confessioni. Si è discusso delle profonde differenze che ogni nazione ha in tema di libertà di stampa e di condanna della blasfemia. E’ stato posto l’accento sulle quotidiane stragi che insanguinano il nostro tempo, ma che ricevono dai vari mezzi di comunicazione di massa coperture differenti (il riferimento fatto è alle stragi che il gruppo fondamentalista Boko Haram sta perpetuando in Nigeria, quasi nel silenzio della comunità internazionale). Theodor Gill ha evidenziato come «sia ovviamente più semplice supportare la libertà di espressione quando si concorda con chi sta parlando o per lo meno quando non si è offesi dalle sue parole. Diventa invece più difficile quando ciò che l’interlocutore sta affermando suona alle nostre orecchie offensivo, pregiudiziale o blasfemo. Ma è proprio in questi ultimi casi che vanno perpetrati gli sforzi maggiori di dialogo e comprensione». La religione e la possibilità di discutere e magari di ridere di essa e dei suoi riti è stato un altro tema di dibattito, nella consapevolezza che primario deve essere il rispetto e la non offesa dei nostri interlocutori.

Foto: Nyambura Njoroge, membro del Cec via