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La beffa dell’Imu sui terreni agricoli nei comuni montani

Il problema è nazionale ma riguarda soprattutto quei municipi e quelle regioni che hanno molti comuni tra i 280 e i 600 metri di dislivello, Piemonte in testa, Valli valdesi comprese.

Con il Dl 66/2014 del 28 novembre il Governo ha cambiato in corsa le regole sulla riscossione dell’Imu nei comuni considerati di montagna. Il punto è che è stato cambiato il parametro con cui si considerano i comuni di montagna. Prima pagavano l’Imu sui terreni agricoli (non coltivati da agricoltori) solo i comuni che avevano la sede fino a 280 metri di altezza. Tutti gli altri ne erano esenti, proprio in modo da favorire le più difficile condizioni economiche dei comuni “alti”. Col decreto ministeriale di fine novembre questo parametro è stato elevato: pagheranno tutti i comuni con la sede sotto i 600 metri di altezza. Nelle Valli vengono di colpo colpiti come San Secondo, Luserna San Giovanni, Torre Pellice, Pinasca, Bricherasio oltre a Pinerolo, per citarne alcuni.

Subito dopo quel decreto Anci e Uncem si sono mobilitate per contestare la norma e farla ritirare dal Governo, presentando ricorso al Tar del Lazio (il tribunale amministrativo regionale che ha la competenza per questioni di rilevanza nazionale).

Il Tribunale laziale ha subito sospeso il decreto definendo “assurdo” il criterio Istat della montanità a 600 metri di altitudine del municipio per definire i Comuni dove si paga l’Imu sui terreni agricoli e dove no: «non è sostenibile e non può essere adottato», ha detto il Tar Lazio nella sentenza che ha sospeso il decreto.

La decisione finale del Tar arriverà il prossimo 21 gennaio, appena cinque giorni prima della scadenza del pagamento, rinviato dal 16 dicembre al 26 gennaio proprio grazie alla mobilitazione di Anci e Uncem, recepita anche da alcuni parlamentari.

Intanto lunedì 12 gennaio ci sarà un nuovo incontro a Montecitorio tra Anci, Uncem e Governo.

Le due associazioni contestano proprio il meccanismo dell’altitudine individuato come criterio per il pagamento (dai 281 ai 600 metri slm, considerata la casa comunale, l’esenzione dal pagamento vale solo per i coltivatori professionisti).

Il problema principale è che lo Stato ha già tolto ai comuni la somma che immagina avrebbero potuto incassare da questa nuova norma.

Nonostante questo, Giaveno ha giocato d’anticipo: ha deciso di spostare la sua sede legale dai 506 metri in un suo locale oltre i 600 metri d’altezza. E gli altri comuni seguiranno l’esempio? E, soprattutto, basterà per aggirare la norma anche nel caso la sentenza del Tar del 21 gennaio non fosse favorevole ai comuni?

«Spostare la sede legale di un comune non è così semplice – spiega il sindaco di Luserna San Giovanni Duilio Canale – apprezzo il gesto provocatorio di Giaveno ma sicuramente il governo troverà un escamotage per farci pagare lo stesso. A Luserna lo Stato ha già tolto i 40.000 euro di trasferimenti che ha calcolato come introito dall’Imu ai terreni agricoli ma noi a Luserna non chiederemo un euro ai cittadini. Non lo faremo pagare, semplicemente ci saranno 40.000 euro in meno a bilancio del Comune da usare per ristrutturazioni o erogazione di servizi. Anche se il Tar ci desse ragione quei soldi non li rivedremo mai più, perché sono quelli che servono al premier Renzi per finanziare gli 80 euro di rimborso Irpef».

A Torre Pellice la mancata erogazione da parte dello Stato in previsione dell’incasso dall’Imu è stato di 30.000 euro, «tolti già a dicembre nonostante il bilancio fosse già chiuso – precisa il sindaco Marco Cogno – Noi abbiamo lasciato l’aliquota base al 7,6 per mille del valore catastale».

«In attesa della sentenza del Tar del Lazio noi abbiamo già chiesto i soldi e molti cittadini hanno già pagato. Non abbiamo ancora fatto i calcoli di quanto lo Stato incasserà e quanto pagheranno i pinerolesi. Lo faremo nei prossimi giorni, sicuramente prima della sentenza del 21 gennaio e e della scadenza del 26 gennaio», conclude Paolo Pivaro, assessore al Bilancio del comune di Pinerolo.

Intanto la riunione indetta dall’intergruppo montagna del Parlamento con i sindaci montani per lunedì 12 gennaio chiederà proprio al Governo e al Parlamento di eliminare l’Imu sui terreni montani.