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Sfogliano i giornali del 5 gennaio

01 – Cambiano le regole di ingresso in Libano per i rifugiati della guerra siriana

Entrano oggi in vigore le nuove regole per l’immigrazione di cittadini siriani in Libano, uno dei paesi che ha ospitato il maggior numero di rifugiati della guerra siriana, che ha prodotto circa dieci milioni di profughi e sfollati dal marzo del 2011 ad oggi. Fino a ieri, l’attraversamento del confine da parte dei siriani non era sottoposto a controlli e restrizioni, mentre con il nuovo regolamento sarà necessario richiedere un visto d’ingresso che darà il diritto all’ingresso in Libano e alla permanenza nel paese fino a 6 mesi. «Non è chiaro – racconta il New York Times – che cosa comporterà questa nuova misura per i siriani che sono già in territorio libanese e che non sono registrati come rifugiati». Si tratta dell’ultimo di una serie di passi del Libano, che ospita più di un milioni di persone, per fermare il flusso di rifugiati siriani e palestinesi, che rappresentano circa il 20% della popolazione totale del paese.

02 – Oltre 9 milioni di italiani in condizione di disagio sociale

Il centro studi di Unimpresa, associazione di rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese italiane, ha presentato ieri il suo rapporto annuale, basato su dati Istat. Secondo quanto emerso, negli ultimi 12 mesi è cresciuto di quasi mezzo milione il numero di italiani considerati «in difficoltà». Tra le persone considerate a rischio sociale rientrano, oltre ai disoccupati e ai non occupati, anche tutti i lavoratori con rapporti lavorativi precari, da coloro che hanno contratti a tempo determinato a chi intrattiene rapporti di lavoro coordinato o semiautonomo, sottolineando lo stretto rapporto tra diritto al lavoro e qualità della vita. «Serve maggiore attenzione alla famiglia da parte del governo», ha dichiarato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. «Non possiamo permetterci un altro anno senza ripresa».

03 – Scaduto nel fine settimana l’ultimatum per il disarmo delle Fdlr in Repubblica Democratica del Congo

È scaduto nel fine settimana l’ultimatum per il disarmo delle Fdlr, le Forze democratiche di liberazione del Rwanda, in Repubblica Democratica del Congo, nello specifico nella regione mineraria del Kivu. Le Nazioni Unite stimano che il numero complessivo di combattenti nell’area sia di circa 1500 unità, e che tra i 300 e i 400 ribelli si siano consegnati negli ultimi 30 giorni. Il parziale insuccesso delle operazioni di disarmo nei confronti del gruppo militare di etnia hutu, considerato uno dei principali responsabili del genocidio del Rwanda degli anni Novanta, potrebbe aprire ad un intervento militare dell’esercito della Repubblica Democratica del Congo e del contingente Onu. A favore di questa ipotesi si sono schierati negli ultimi giorni anche gli Stati Uniti.

04 – Rinviato senza opzioni il vertice per il dialogo in Libia, dove intanto continuano gli scontri

È stato rinviato ad una data non precisata il vertice per il dialogo tra i partiti in conflitto in Libia, originariamente previsto per oggi. Il direttore della missione delle Nazioni Unite in Libia, Bernardino León, aveva fissato la data di oggi come apertura del vertice, ma a poche ore dall’incontro tutto è stato rinviato. Si tratta di un nuovo fallimento della diplomazia internazionale, dopo che già a settembre si erano tenuti i primi colloqui tra le parti, senza alcun risultato concreto. Sul piano militare, intanto, gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da numerosi attacchi e attentati. In particolare, i sostenitori del Califfato in Libia, i jihadisti di Ansar Al Sharia, hanno ucciso 14 soldati dell’esercito governativo nel sud del paese, mentre l’esercito regolare ha compiuto nuovi attacchi aerei sulla città di Misurata, danneggiando le principali raffinerie della città. Inoltre, due persone che facevano parte dell’equipaggio sono state uccise durante un attacco aereo contro una petroliera liberiana di proprietà greca ancorata al porto di Derna, nel nordest del paese. La petroliera conteneva 12.600 tonnellate di greggio.

05 – Sudafrica, allontanati gli ultimi 400 migranti dalla chiesa metodista di Johannesburg

Centinaia di rifugiati, che avevano vissuto in una chiesa del Central District della chiesa metodista di Johannesburg, in Sudafrica, sono stati allontanati a partire dal 31 dicembre 2014, e si trovano in una situazione abitativa definita «precaria» da Paul Verryn, in carica come vescovo del distretto fino alla fine del 2014. I rifugiati, provenienti in gran parte dallo Zimbabwe, erano stati ospitati nelle strutture della chiesa a patire dal 2000, ma aveva visto aumentare i propri ospiti dal 2008, dopo gli episodi di violenza contro gli stranieri che avevano interessato il Sudafrica, dando asilo fino a 30.000 persone. Lo stesso Verryn, che ha criticato l’intervento delle forze dell’ordine, ha dichiarato ad Al Jazeera che «nonostante il bisogno di prendersi cura dei rifugiati sia intatto, molti dentro la chiesa volevano allontanarli già da molto tempo». L’ipotesi più accreditata è che ora i rifugiati si stabiliscano in un centro nel sobborgo di Soweto.

Foto: “Guerra Civile libica“. Con licenza CC BY-SA 2.5 tramite Wikipedia.