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Attesa armata per Mosul

Una chiesa cristiana è stata distrutta dalle milizie dell’IS nella regione del Kurdistan iracheno, nel distretto di Mosul, il 26 dicembre scorso. Lo rivela il network curdo Rudaw, sottolineando che la gran parte della popolazione cristiana del luogo ha già abbandonato le case da tempo per sottrarsi all’avanzata dei fondamentalisti islamici. Non è la prima delle notizie drammatiche che arrivano dall’area del Kurdistan: a inizio dicembre, diverse fonti avevano testimoniato dell’occupazione di chiese e conventi, trasformati in carceri per uomini e donne, sottoposti – si teme – non soltanto a prigionia ma anche a stupri e torture. Anche il monastero di San Giorgio, dell’Ordine antoniano di sant’Ormisda dei caldei – riferisce Fides – è divenuto un carcere femminile dove si teme si consumino giornalmente delle violenze. Dietro queste occupazioni ci sarebbe una precisa strategia, perché un’eventuale offensiva militare per la liberazione di Mosul porterebbe fatalmente a considerare le chiese come obiettivi da colpire, in quanto basi logistiche dei jihadisti.

Intanto, secondo quanto riferisce l’emittente televisiva al Jazeera, nonostante l’importanza strategica per il governo iracheno della presa della città di Mosul, l’offensiva sulla città viene rinviata di giorno in giorno a causa dei problemi tra il governo di Baghdad e quello di Erbil. La Regione autonoma del Kurdistan pone infatti precise condizioni al governo iracheno per la partecipazione delle milizie Peshmerga all’offensiva, con l’obiettivo di ritagliarsi un ruolo nella gestione della città.

Foto: “Kurdish refugees travel by truck, Turkey, 1991” by PHAN April Hatton – http://www.defenseimagery.mil; VIRIN: DN-ST-92-03171. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.