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Sfogliando i giornali del 19 dicembre

01 – È finito l’assedio del gruppo Stato islamico sulla montagna nel nord dell’Iraq

Secondo fonti locali, i peshmerga curdi hanno raggiunto il monte Sinjar, nel nord dell’Iraq, dove da agosto migliaia di appartenenti alla minoranza yazida e altri sfollati iracheni si trovavano in un territorio controllato dai jihadisti dello Stato islamico. Masrour Barzani, capo del consiglio di sicurezza nazionale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha annunciato la fine dell’assedio in seguito all’ultimo attacco, in cui i raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti hanno dato risultati superiori al passato. La notizia, confermata da John Kirby, portavoce del Pentagono, si aggiunge alle affermazioni del generale James Terry, capo della coalizione internazionale, che ha annunciato ieri che i bombardamenti da novembre a oggi hanno portato le forze curde sul terreno a riconquistare circa 100 km quadrati di territorio.

02 – Onu, cresce il sostegno alla moratoria sulla pena di morte: 117 a favore

Cresce il consenso mondiale per la moratoria sulla pena di morte. La risoluzione, che ieri è stata nuovamente votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha ricevuto 117 voti favorevoli, 6 in più rispetto al voto di novembre. Durante l’assemblea di ieri si sono espressi a favore della moratoria il Niger e la Sierra Leone, mentre a novembre era arrivato il sorprendente voto della Russia, che all’ultimo momento aveva deciso di aderire alla proposta, che da anni l’Italia cerca di rendere vincolante. Lo scopo finale è quello di raggiungere l’abolizione della pena capitale, e non soltanto la moratoria. Secondo il ministro degli esteri Paolo Gentiloni «il numero di voti a favore della moratoria è motivo di orgoglio per l’Italia e per i partner internazionali». Tra le realtà della società civile più attive nel lavoro per il raggiungimento dell’obiettivo vanno ricordate la Comunità di Sant’Egidio, Amnesty International Italia e Nessuno Tocchi Caino. Contrari all’iniziativa ancora 38 paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone, Cina e India, mentre 34 si sono astenuti.

03 – I Francescani in dissesto finanziario

L’ordine dei Francescani rischia la bancarotta. Nella lettera scritta dal Ministro generale Micheal Perry, destinata a tutti i frati dell’ordine, si denuncia una «grave situazione di difficoltà finanziaria» emersa in seguito a un’indagine interna cominciata a settembre e chiusa alcuni giorni fa. L’elemento di maggior rilievo è la presenza di operazioni, definite “dubbie”, condotte dall’Economato sotto la guida di padre Giancarlo Lati, che si è dimesso ufficialmente per “motivi di salute”. Inoltre l’accusa più grande è rivolta verso persone esterne all’ordine e che, secondo Perry, avrebbero avuto un ruolo di primo piano in quella che le indagini descrivono come una truffa di svariati milioni di euro. La stabilità economica dei Francescani sembra a rischio, e l’ordine ha deciso di ricorrere alla richiesta di un contributo economico da parte di tutti i membri per poter salvare la struttura esistente.

04 – Assistenza sanitaria, in Toscana le migliori prestazioni

Un articolo pubblicato oggi su La Stampa presenta le “pagelle” dei livelli di assistenza sanitaria nelle varie regioni d’Italia. Secondo l’ultimo rapporto realizzato dal Tavolo di verifica degli adempimenti dei livelli essenziali di assistenza, la Toscana è la regione in grado di garantire le migliori prestazioni. Con 214 punti sui 225 massimi, basati su 31 diversi indicatori che spaziano dall’assistenza ospedaliera a quella domiciliare, dal controllo della spesa farmaceutica alle liste d’attesa, la Toscana supera per la prima volta l’Emilia–Romagna, da sempre in testa a questa classifica. In netta crescita anche la qualità dei servizi delle Marche, rimangono invece insufficienti i livelli di assistenza in Lazio, Campania, Abruzzo, Molise e Sicilia, tutti sotto i 160 punti. Il Piemonte per ora non rientra nel rapporto, perché il suo punteggio è sospeso in attesa del completamento del piano di rientro del deficit.

05 – L’istituzione del Dalai Lama potrebbe scomparire. A dirlo è lo stesso leader tibetano

Tenzin Gyatso, il 79enne leader spirituale e politico della popolazione tibetana, potrebbe essere l’ultimo Dalai Lama. «È una figura superata. Il mondo è cambiato e tutti dobbiamo adeguarci, anche il Buddhismo», ha dichiarato. Il motivo ufficiale è l’assenza di responsabilità politiche nella carica del Dalai Lama, una figura che ha esclusivamente il ruolo di guida spirituale e di rappresentanza. «E comunque – ha aggiunto Tenzin Gyatso – non c’è alcuna garanzia che nel futuro qualche stupido Dalai Lama arrivi causando vergogna su se stesso. Sarebbe molto triste. È molto meglio che una tradizione secolare cessi con la mia morte». Secondo il governo cinese, invece, la tradizione, radicata nel buddhismo, deve continuare e la scelta del prossimo Dalai Lama dovrà essere approvata dal governo di Pechino. Secondo gli esponenti tibetani, tuttavia, la scelta spetta a loro e non ai cinesi. Il dialogo formale con la Cina è in fase di stallo, e l’assenza di progressi potrebbero portare ad una trasformazione del rapporto politico tra i tibetani e la loro leadership.

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