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Una Casa per tutti

Un convegno internazionale inaugura oggi la “Casa delle Culture” di Scicli. il centro di accoglienza per migranti e si trova al centro della città, a pochi passi dalla chiesa metodista. E’ un’iniziativa che si colloca all’interno del progetto “Mediterranean Hope” della Fcei, progetto che comprende anche un “Osservatorio delle migrazioni mediterranee” operativo a Lampedusa sin dallo scorso maggio. Il progetto è finanziato dall’8 per mille delle chiese metodiste e valdesi e, per alcune attività, dalla Chiesa evangelica della Westfalia.

“L’Europa e il Mediterraneo: religioni, culture, dialogo” è il titolo del convegno, promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e articolato in due tavole rotonde, che si è aperto questa mattina alle 10,30 a Palazzo Spadaro. Dopo l’introduzione del pastore Massimo Aquilante, presidente Fcei, sono previsti gli interventi, tra gli altri, del pastore Ulrich Moeller della chiesa evangelica della Westfalia; del pastore Samuel Amedro della Chiesa evangelica del Marocco; di Andrea Torre, direttore del Centro studi Medì di Genova; di Paolo Naso dell’Università La Sapienza di Roma, coordinatore della Commissione studi della Fcei; dell’antropologo africanista Osvaldo Costantini. E’ prevista anche la partecipazione del pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese. La sessione pomeridiana comincia presso il nuovo Centro, in via Mazzini 184, a partire dalle 17.

«Questo appuntamento ci consentirà di approfondire l’analisi sui nuovi flussi migratori che attraversano il Mediterraneo e che hanno una natura assai diversa da quelli tradizionali – ha spiegato il pastore Massimo Aquilante -. La nostra riflessione non vuole essere astratta, ma si cala nel concreto delle politiche di accoglienza e del lavoro svolto in questi mesi nel quadro del nostro progetto Mediterranean Hope. L’aspetto più originale di questa iniziativa, sostenuta con generosità dall’8 per mille delle chiese metodiste e valdesi, ma anche da alcune chiese estere come quella luterana della Westfalia, è infatti l’intreccio tra l’analisi dei processi migratori, che svolgiamo anche grazie all’osservatorio che abbiamo istituito a Lampedusa, con l’accoglienza che garantiamo a Scicli e l’azione sociale e politica che ci caratterizza a livello nazionale per avviare percorsi di integrazione di coloro che arrivano in Italia. E’ questo un aspetto ancora più rilevante che in passato – prosegue Aquilante – perché i ‘nuovi migranti’ sospinti in Italia da guerre civili devastanti e dal vero e proprio crollo di alcuni stati, non hanno un vero e proprio progetto. Compito delle istituzioni e di iniziative come la nostra è accompagnarli in un processo complesso che ha evidenti implicazioni umanitarie e sociali e di testimonianza al regno di Dio».

«La Casa delle culture che inauguriamo oggi a Scicli, e che è parte del più ampio progetto Mediterranean Hope – ha detto il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini – è un luogo di accoglienza e di solidarietà, ma anche un luogo di incontro di culture diverse che speriamo comporti un cambiamento di mentalità. Capisco infatti che l’attuale migrazione di popoli preoccupi e anche spaventi, ma l’unica risposta efficace è quella che unisce migliori politiche globali a medio e lungo termine ad azioni umanitarie responsabili di integrazione sociale». «Mediterranean Hope – ha aggiunto il moderatore – vuole rappresentare il contributo diretto delle nostre chiese nella ricerca immediata di questa risposta congiunta».

Francesco Sciotto, pastore della Chiesa metodista di Scicli – che ha una lunga tradizione di impegno sociale – porterà il suo saluto ai partecipanti del convegno: «Quello di Mediterranean Hope-Casa delle culture è per noi un nuovo capitolo di azione e testimonianza nella città, reso a persone che hanno grandi bisogni e che sono sopravvissute a vicende eccezionalmente dolorose. Ma al tempo stesso vogliamo lavorare per gli sciclitani e collaborare con loro; si tratta di persone che hanno una grande tradizione di solidarietà e che hanno compreso il valore della multiculturalità, del dialogo e dell’accoglienza. In un certo senso nulla di nuovo: l’incontro tra culture e religioni è al cuore della storia della Sicilia».

La “Casa delle culture” per ora ospita 15 persone: minori provenienti dal centro Africa e dal Bangladesh, piccoli nuclei familiari, donne giovani, e Sara, una bambina nata due giorni fa all’ospedale di Modica. Nev/Riforma