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Il carnevale è finito

Mentre in queste ore sono in corso gli sgomberi dei manifestanti di Occupy Central, riceviamo le considerazioni di Howard Mellor, pastore metodista della Chiesa di Hong Kong. Le proteste hanno preso avvio a settembre, e si sono poste fin da subito l’obiettivo di mutare le leggi che regolano le nomine politiche nel piccolo Stato, ex colonia britannica fino al 1997, oggi costretto sotto la pesante influenza della vicina Cina. Al momento infatti i rappresentanti politici sono selezionati a monte dal Partito comunista cinese, mentre le richieste degli occupanti vanno nella direzione di più ampie possibilità di scelta dei propri delegati.

Oggi i manifestanti che negli ultimi mesi hanno occupato alcune fra le principali strade di Hong Kong sono stati sgomberati. A partire dalle 11 circa di ieri sera tutti coloro che stavano progressivamente abbandonando l’area sono stati identificati e registrati. Stamane gli ultimi rimasti a presidiare l’area sono stati cacciati dalle forze dell’ordine e il reverendo Tin Yau Yuen (presidente della Chiesa metodista di Hong Kong) è personalmente impegnato a far si che le persone siano sgomberate in maniera pacifica, evitando il deflagrare di situazioni di tensione.

All’inizio le proteste hanno coinvolto decine di migliaia di persone fra studenti e giovani lavoratori. L’accampamento in breve tempo si è dato una propria organizzazione con centinaia di tende che davano un tocco di variegata allegria colorata, aree dedite alla ristorazione, altre a fornire informazioni di qualsivoglia genere e persino una zona riservata a chi aveva necessità di continuare a studiare. Tutti segnali di determinazione presenti fin dall’inizio dei sit-in. «Questa è una protesta, non è una festa», è stato uno dei primi striscioni comparsi, che rende molto bene lo spirito che ha animato i manifestanti. Allo stesso tempo l’atmosfera ha avuto una sua carnevalesca gioiosità, una sorta di Glastonbury senza fango, fra tende, musica e dibattiti. Gruppi di studenti erano occupati a tenere sempre pulite le strade, a coordinare la raccolta differenziata di rifiuti, a rifornire i punti ristoro di cibo e acqua (mai alcol). Senza apparenti leadership i ribelli hanno saputo creare un’atmosfera di rispetto, determinata organizzazione e capacità di relazione anche con chi da queste proteste era profondamente impressionato. Si è trattato davvero di un «Occupy Central» con pace e amore.

L’azione delle forze dell’ordine è stata contraddittoria. L’opinione pubblica mondiale ha guardato scandalizzata all’uso e abuso di violenze durante i primi giorni di occupazione, quando gli ombrelli erano i soli strumenti a proteggere da manganellate e spray urticanti. In seguito l’attitudine è stata quella di una sorta di laissezfaire, sempre vigile ad evitare eventuali eccessi. La polizia ha regolato il traffico nelle zone limitrofe alle proteste, limitandosi a studiare a distanza i giovani attivisti. Negli ultimi giorni poi altri violenti scontri si sono verificati fino a giungere agli sgomberi di queste ore.

E’ comunque da rimarcare come i manifestanti siano potuti rimanere ad occupare per oltre due mesi tre fra le principali arterie stradali di Hong Kong. Certamente a Londra sarebbero stati scacciati prima.

Il ruolo del governatore locale C.Y. Leung è stato fortemente criticato con varie sfumature: i suoi interventi sono stati visti dai commentatori nel migliore dei casi come inetti, nel peggiore come profondamente cinici nei confronti della sua popolazione.

Questo perché le cosiddette consultazioni fra governo e manifestanti non hanno mai avuto reale spirito di comprensione reciproca e di vero dialogo. Sono state inscenate sotto la luce dei riflettori televisivi, ma sono stati soltanto balletti con le dichiarazioni di una parte e dell’altra senza una vera interlocuzione. Oggi Leung ha tolto la maschera comunicando che non vi saranno ulteriori trattative sulle modalità di elezione dei prossimi rappresentanti politici, causa scatenante delle proteste. Gli altri membri del governo locale hanno mostrato la propria inconsistenza e ciò si sta rivelando con chiarezza agli occhi dell’intera società.

I cittadini di Hong Kong hanno avuto e hanno tuttora atteggiamenti differenti nei confronti delle proteste: nella fase iniziale il supporto era molto alto, e poi sono iniziati i primi distinguo, soprattutto da parte di chi vedeva le proprie attività commerciali danneggiate dalle proteste. Penso in particolare ai commercianti e ai tassisti. Vi sono poi aspetti poco chiari come il presunto coinvolgimento nelle azioni più violente di infiltrati, il cui solo scopo sarebbe stato quello di screditare gli studenti. Io stesso sono stato testimone di violenti scontri in cui gli studenti o presunti tali apparivano come teppisti cinquantenni e non come giovani rivoluzionari.

La Chiesa metodista ha cercato di giocare una partita a metà fra i manifestanti e le autorità, un luogo non semplice in cui stare, ma il posto evangelicamente più corretto.

Le ultime dichiarazioni del reverendo Tin Yau Yuen sono un ennesimo appello al dialogo e alla necessità di una pacifica risoluzione dei conflitti, tenendo conto che sia da una parte che dall’altra dei contendenti vi sono uomini che condividono la stessa fede. Le varie questioni rivendicate nei confronti della Cina, vista da qui come una padrona di casa invadente, paiono quindi poste soltanto sotto il tappeto, ma non superate. La mancanza di una piena democrazia è un problema reale, ma le novità a volte hanno bisogno di tempo per sedimentare e i giovani spesso corrono più velocemente rispetto ai tempi della politica. Ma le loro giuste battaglie non possono tralasciare altri aspetti generali che riguardano gli stili di vita di queste nuove generazioni, abituate a lavorare 12-13 ore al giorno e a sacrificare tutto in nome del lavoro, per lo più precario.

Io credo che sia di nuovo tempo di tentare la strada del dialogo e della negoziazione. Le proteste di strada non possono esaurirsi soltanto con degli sgomberi, ma è necessario proseguire con l’ascolto reciproco. La vera sfida sarà capire se tutti i leader in campo da una parte e dall’altra avranno la statura, la fede e la saggezza per iniziare sul serio questo processo.

Traduzione di Claudio Geymonat | Foto: „港人聲援佔中抗拒警方封鎖 (21)“ von 海彥 – http://www.voafanti.com/gate/big5/www.voachinese.com/content/hk-occupy-20140928/2465041.html. Lizenziert unter Gemeinfrei über Wikimedia Commons.