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Accadde oggi, 10 dicembre

 Quando la televisione italiana, il 10 dicembre 1968, ha dato notizia della morte di Karl Barth, ha ricordato che in gioventù il grande teologo era chiamato «il pastore rosso di Safenwil», cioè della località svizzera in cui ha esercitato il pastorato, interessandosi attivamente alle condizioni dei lavoratori e lavoratrici. Al suo arrivo, nel 1911, non esisteva un sindacato; alla sua partenza, nel 1921, ne esistevano tre, fiorenti. Nel frattempo Barth, oltre alle sue prediche, aveva tenuto numerose lezioni di economia politica.

È attivo nel movimento del socialismo religioso. Ma presto acquista una sua posizione personale in teologia. Non lo soddisfa più il modo in cui si è evoluta la teologia protestante nel XIX secolo e nei primi decenni del XX. La preoccupazione di parlare in modo comprensibile alla cultura contemporanea ha portato i teologi a mettere in primo piano le potenzialità umane; Dio è rilevante solo come supporto alle realizzazioni dell’uomo. Per Barth questo modo di riferirsi a Dio può facilmente essere inquadrato nelle ideologie imperanti: nel liberalismo, all’inizio del secolo; nel nazismo, negli anni Trenta.

Possiamo parlare in modo autentico di Dio solo partendo dalla sua realtà. Ma questa realtà ci sfugge: Dio è irraggiungibile per le possibilità umane. Conoscere Dio è possibile solo se Egli stesso si rivela, solo se si dischiude agendo nella storia umana; e ciò avviene in Gesù Cristo.

Già a Safenwil Barth, per chiarire il suo pensiero, si mette a scrivere un commento alla Lettera ai Romani. Pubblicato nel 1919 e, in una nuova edizione completamente rielaborata, nel 1922, il commento avrà un fortissimo impatto non solo sugli ambienti teologici. Barth però non si ferma. Sente la necessità di ripensare tutti i grandi temi della fede cristiana, sulla base della rivelazione biblica. Sarà questo il contenuto della sua opera maggiore, pubblicata tra il 1932 e il 1967 e rimasta incompiuta, la Dogmatica: 4 volumi, suddivisi in 13 corposi tomi, per un totale di quasi 9000 pagine.

Barth va ricordato anche per la sua decisa opposizione al nazismo, per la sua attività nel movimento ecumenico e per le sue numerose prese di posizione, prima e dopo la II guerra mondiale, su questioni di attualità. Il suo insegnamento si svolge dal 1922 in università tedesche; sospeso dall’insegnamento per il suo rifiuto di giurare fedeltà allo stato hitleriano, insegna dal 1935 al 1962 all’università di Basilea.

Foto: „DBP 1986 1282 Karl Barth“ von Deutsche Bundespost – scanned by NobbiP. Lizenziert unter Public domain über Wikimedia Commons.