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Sfogliando i giornali del 2 dicembre

01 – South Stream, stop al progetto secondo Gazprom. Secondo Putin la colpa è dell’Unione europea

«Il progetto South Stream è finito». Con queste parole l’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha chiuso la porta allo sviluppo del gasdotto che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto collegare Russia e Unione europea senza coinvolgere paesi intermedi. La dichiarazione è arrivata ieri, dopo le parole del presidente russo Vladimir Putin che ha parlato di ostacoli da parte dell’Europa, definendo la posizione occidentale «non costruttiva». In particolare, Putin ha affermato che «non è possibile andare avanti con il progetto del gasdotto a causa dell’opposizione della Bulgaria», che ha finora negato le autorizzazioni per l’attraversamento della pipeline attraverso il proprio territorio. Questa cancellazione sposta l’attenzione su uno storico alleato occidentale che sembra avvicinarsi progressivamente alla Russia: si tratta della Turchia, verso cui Mosca, stando alle dichiarazioni del presidente russo, potrebbe «riorientare le forniture di gas». La notizia, confermata da Gazprom, è quella di un nuovo gasdotto che dalla Russia, attraversando il Mar Nero e quindi tagliando fuori le repubbliche caucasiche, raggiungerà la Turchia portando circa circa 50 miliardi di metri cubi di gas alla frontiera con la Grecia.

02 – Al Qaeda sta progettando un attacco in Europa su cinque aerei passeggeri?

Al Qaeda starebbe preparando un attacco terroristico contro cinque aerei passeggeri in Europa prima di Natale. È quanto si legge sul sito del britannico Daily Express, che cita una fonte della sicurezza aeroportuale, secondo cui si tratterebbe di un attacco di grandi dimensioni. La notizia è in possesso delle autorità da circa due mesi e fra le misure che sono state prese in considerazione per contrastarla c’è anche il divieto di imbarcare bagagli a mano sui velivoli. Il gruppo terrorista vorrebbe tentare di portare a bordo degli aerei alcune bombe da far esplodere in volo. L’allarme è stato lanciato dopo che le autorità britanniche hanno definito come «quasi inevitabile» un attacco nel Regno Unito in particolare per mano di jihadisti britannici di ritorno da Iraq e Siria. In parallelo a queste notizie, cinque uomini sono stati arrestati in una operazione antiterrorismo nel porto di Dover, nel sud dell’Inghilterra. Secondo Bbc, i cinque sono coinvolti in un «piano per commettere, preparare o istigare ad attentati terroristici».

03 – Il rilancio della politica estera cinese

Il presidente cinese Xi Jinping ha tenuto nel fine settimana un discorso alla commissione degli affari internazionali del Partito comunista cinese, in cui ha affermato la volontà di rilanciare le linee guida di crescita pacifica e di uno sviluppo definito win–win, sottolineando però che d’ora in poi la politica estera di Pechino sarà «attiva», organica al progetto di «ringiovanimento del popolo cinese» sul palcoscenico globale, dove per “ringiovanimento” va inteso un rinnovamento della percezione esterna nei confronti della Cina. «La crescente tendenza verso un mondo multipolare non cambierà», ha anche affermato Xi, con un chiaro avvertimento a Washington sul fatto che il ruolo degli Stati Uniti come unica superpotenza è ormai un ricordo. Intanto, dopo ripetuti incidenti a Hong Kong, dove i manifestanti di Occupy hanno cercato senza successo di occupare nuovamente sia il sito di Admiralty sia quello di Mong Kok, i tre fondatori e leader della rivolta hanno annunciato che si consegneranno oggi alla polizia dell’ex colonia britannica per affrontare le conseguenze legali del movimento di disobbedienza civile. Con le dichiarazioni di ieri si chiude una parentesi della “rivolta degli ombrelli”, ma non è chiaro se le proteste arriveranno al termine.

04 – Nuova tregua nell’est dell’Ucraina

Gli osservatori internazionali dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, hanno confermato il nuovo “accordo di principio” sottoscritto dal governo ucraino e dai separatisti dell’est del paese su un cessate il fuoco nella regione di Luhansk. La tregua, che segue quella sottoscritta inutilmente a Minsk a settembre, dovrebbe entrare in vigore il 5 dicembre. Contestualmente a questo accordo è prevista anche la dismissione degli armamenti pesanti a partire da sabato 6 dicembre, mentre sembra che siano stati compiuti dei passi in avanti sul ritiro delle truppe dal Donbass, con la stesura di una bozza di intesa che dovrebbe diventare esecutiva entro 21 giorni.

05 – Piazza Tahrir chiusa per le proteste

Piazza Tahrir al Cairo è stata nuovamente chiusa ieri sera a causa delle proteste dopo che nello scorso fine settimana una corte ha deciso di ritirare le accuse contro l’ex presidente Hosni Mubarak per l’uccisione di manifestanti nel 2011. La decisione della corte, che ha anche assolto Mubarak anche dalle accuse di corruzione, è stata seguita da importanti manifestazioni che hanno portato alla morte di un adulto e un bambino. Per la prima volta dalla Primavera egiziana le organizzazioni islamiste e quelle rivoluzionarie hanno protestato allo stesso tempo e per la stessa causa, ma senza trovare un accordo sul coordinamento. In particolare, i movimenti che avevano dato vita alla rivoluzione del 2011 hanno annunciato che «ogni giorno da oggi in poi sarà un crescendo», annunciando una “settimana rivoluzionaria”.

Foto: “Tahrir Square – February 9, 2011” by Jonathan RashadFlickr. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.