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Il Valdese era diverso

Il 17 dicembre il Tar del Piemonte si esprimerà nel merito e in via definitiva sulla chiusura dell’ex Ospedale Valdese di Torino da parte della Giunta Cota. Precedenti sentenze avevano respinto la sospensione della delibera del 14 marzo 2013, come richiesto da cittadini, medici e Tavola Valdese. Se la sentenza dei prossimi giorni darà ragione ai cittadini, la struttura dovrebbe in teoria riaprire. il condizionale è d’obbligo, perché lo stesso Saitta ha parlato «dell’impossibilità di una rinascita del Valdese così come lo abbiamo conosciuto nel passato» rimandando a un nuovo percorso che dia una risposta alle persone che hanno visto tramontare una speranza con la chiusura dell’Ospedale, e che non sono soddisfatti dal servizio alternativo che è stato offerto. Le liste d’attesa sembrano tuttavia essere alleggerite rispetto ai timori – scrive La stampa – grazie al lavoro congiunto tra l’ospedale Sant’Anna e le Molinette.

Ne abbiamo parlato con Carla Diamanti, prima firmataria del ricorso e organizzatrice del movimento “Mettiamoci le tette“, sorto nel 2012 per la difesa dell’ospedale.

Come state aspettando il 17 dicembre?

«Aspettiamo questa data sperando che il pronunciamento del Tar sia a nostro favore; nel frattempo abbiamo incontrato l’assessore alla Sanità Antonio Saitta: ci ha rassicurate, dicendo che avrebbe preso in considerazione i problemi che si sono presentati per tutte le donne a seguito della chiusura della senologia dell’ospedale valdese, e che avrebbe ascoltato la nostra voce. Abbiamo fatto presente all’assessore che nell’eventualità di una riapertura, ci saremmo impegnate a sostenere la senologia, anche economicamente, sebbene sia un gesto più simbolico che altro. Ridistribuire il servizio su altri ospedali ha causato molti problemi, tanto è vero che c’è stato un esodo di donne verso strutture limitrofe private. Siamo in attesa che Saitta faccia il lavoro necessario, soprattutto di informazione, per dare conto di quanto ci ha detto. Nel frattempo, prima del 17, non vogliamo che le persone si dimentichino del pronunciamento del Tar e abbiamo organizzato un’altra mobilitazione di tutta la cittadinanza».

Una nuova mobilitazione?

«Abbiamo voluto organizzare una manifestazione originale e coinvolgente come quelle passate, dimostrando positività anche per una questione così drammatica: abbiamo pensato che quello che ci manca del Valdese è proprio quell’abbraccio che l’ospedale ci dava, dunque abbracceremo la struttura con una catena umana luminosa. Cercando di fare luce sulla faccenda e rimettere la questione della senologia sotto i riflettori».

L’assessorato alla Sanità è stato attento alla questione?

«Innanzi tutto abbiamo avuto una porta aperta, cosa che non avevamo in precedenza: è importare poter andare a raccontare al responsabile le nostre esperienze e i problemi che ci sono stati con la chiusura del valdese. Chiaro che il suo lavoro era enorme, gravoso, erede di una situazione difficile, ci andava il tempo giusto. Laddove prima scendevamo in piazza per protestare contro l’assessore che non voleva riceverci, ora manifestiamo in attesa di una risposta».

Se verrà accolto il ricorso al Tar, cosa succederà?

«Se il Tar accogliesse la richiesta, si dovrà ripristinare il servizio. In che termini e quando non lo so. Noi abbiamo sempre ribadito la particolarità del percorso senologico del Valdese, e di tutta quell’esperienza che non volevamo si perdesse. Il percorso di quell’ospedale era diverso, una donna veniva abbracciata e accompagnata. Nel momento in cui si riceveva una diagnosi del genere, terribile, sentirsi abbracciati da qualcuno che pensava a tutto, significava essere sollevata e aiutata. Prima avevamo una casa dove andavamo con qualcuno che si preoccupava per noi, aspetto importantissimo. Se questa esperienza fosse stata costosa, gravosa per la società, avrei capito che andasse rivista: ma era soltanto un’esperienza virtuosa».