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Sfogliando i giornali del 28 novembre

01 – La Cina presenta la sua legge contro la violenza domestica

Il governo cinese ha diffuso la sua prima bozza di legge contro la violenza domestica. Il testo, atteso dal 2001, definisce il reato, garantisce pene che gli osservatori internazionali definiscono «adeguate»e include provvedimenti che tutelano la donna successivamente all’aggressione e alla denuncia. Fino a 13 anni fa la violenza domestica in Cina non era considerata illegale, e fino ad allora non era ammesso, tra le altre cose, il divorzio per abusi all’interno della coppia. Tuttavia, osserva Time, anche dopo quella data mancavano strumenti per perseguire i colpevoli, e le donne erano costrette a rivolgersi ad associazioni e gruppi di vicinato per ottenere una qualche forma di sostegno. Per far comprendere la dimensione del problema, il quotidiano China Daily ha pubblicato i dati forniti dalla Federazione delle donne cinesi, emanazione del Partito comunista, che ricordano come quasi il 40% delle donne cinesi sposate oppure in una qualche forma di relazione abbiano sperimentato violenze fisiche o sessuali. I nuovi provvedimenti, arrivati dopo un decennio di impegno delle organizzazioni femminili, consentono la tutela della vittima di aggressione entro 48 ore dalla denuncia e la possibilità di avviare una causa entro 30 giorni, con l’obbligo per la polizia di tutelarne l’incolumità e per scuole, ospedali o altre istituzioni di denunciare i casi di cui vengano a conoscenza. Fra i principali limiti, però, va notato che la legge non prende in considerazione le coppie non sposate o divorziate.

02 – Undici corpi bruciati sono stati ritrovati a Chilapa, nel sud del Messico

Ancora un ritrovamento di corpi nel sud del Messico. Nei dintorni di Ayahualulco, piccola località del comune di Chilapa, nello Stato di Guerrero, sono infatti stati ritrovati undici cadaveri bruciati, che sarebbero stati abbandonati vicino a un commissariato. Le vittime, secondo quanto riferito dalla polizia, sono membri di uno dei cartelli locali della droga, e viste le modalità dell’esecuzione sarebbero stati uccisi da un altro gruppo criminale. Al Jazeera riporta che i corpi delle vittime erano coperti da un grande striscione in cui si insultava il cartello dei Los Ardillos, uno tra i cinque gruppi criminali che si disputano il controllo dell’area, nota per le grandi piantagioni di papaveri da oppio. Intanto, il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha annunciato che «dopo Iguala, il Messico deve cambiare», e ha promesso una serie di riforme del sistema di sicurezza, tese a colpire il crimine organizzato e la corruzione. Il piano del presidente prevede la sostituzione delle forze di polizia locali, ampiamente corrotte, con un corpo di polizia statale, che potrebbe ottenere fondi e addestramento migliori. Il governo centrale avrà inoltre l’autorità di intervenire nelle amministrazioni locali e di scioglierle di fronte a prove di una collusione con il crimine organizzato. Considerata la struttura federale dello Stato messicano, alcune delle misure presentate da Peña Nieto richiedono dei cambiamenti costituzionali che saranno presentati al Congresso martedì prossimo.

03 – La Francia voterà per riconoscere lo stato della Palestina

L’assemblea nazionale francese vota oggi una mozione per invitare il governo a riconoscere lo Stato della Palestina. La richiesta, che segue di circa due settimane il voto del Parlamento spagnolo, è stata presentata da un gruppo di parlamentari socialisti a metà ottobre, subito dopo la stessa decisione presa da parte della camera dei Comuni del Regno Unito. Proprio dal Regno Unito arriva la notizia, riportata da La Stampa, che la città di Leicester è la prima nell’Unione Europea ad aver deciso il boicottaggio dei prodotti israeliani. La mozione è stata presentata da un consigliere musulmano, Mohammed Dawood, che ha dichiarato di battersi «contro le discriminazioni che colpiscono i palestinesi». Contrario il partito laburista, con il leader laburista Ed Miliband, che riteneva il boicottaggio «uno strumento incapace di far avanzare negoziati e dialoghi di pace». Un’altra città della regione di Midlands, Dudley, ha in calendario la discussione nel consiglio comunale di un’analoga risoluzione.

04 – Petrolio, sale la produzione e scende il prezzo

L’Opec, l’organizzazione che riunisce i 12 maggiori produttori mondiali di petrolio, ha deciso ieri a Vienna di non tagliare la produzione di greggio premiando la strategia portata avanti dall’Arabia Saudita, ossia quella di tenere bassi i prezzi del greggio al barile. La decisione ha fatto istantaneamente scendere la quotazione del Brent sotto i 74 dollari al barile, con un calo di quasi quattro dollari rispetto al giorno precedente. Le quotazioni del barile di petrolio, in realtà, sono in calo da metà giugno. Rispetto agli oltre 100 dollari al barile degli ultimi tre anni circa, il Brent è calato fino a quota 74 dollari al barile e la situazione per i paesi produttori, in particolare per Venezuela, Iran, Russia e Messico, si è fatta delicata. Con la decisione di non tagliare la produzione, secondo Bbc ha vinto la linea saudita, che può permettersi un abbassamento del prezzo fino a quota 46 dollari al barile. L’estrazione del petrolio con le tecniche utilizzate dagli Stati Uniti per lo Shale Oil ha invece un costo molto elevato, e per Washington non è possibile ottenere profitti sotto i 60 dollari. Secondo La Stampa, la mossa ha ottenuto il sostegno della Russia di Putin, anche se in realtà è uno dei paesi maggiormente danneggiati in termini economici.

05 – Immigrazione: David Cameron prospetta nuovi tagli

David Cameron ha presentato un piano per ridurre il costo del welfare per i cittadini di altri Paesi dell’Unione Europea immigrati in Gran Bretagna. Secondo Cameron è necessario essere residenti nel Paese almeno da quattro anni prima di ricevere gli assegni previdenziali ed accedere alle liste per l’edilizia popolare. La richiesta di nuove regole per l’immigrazione interna all’Unione europea, in crescita per la Gran Bretagna negli ultimi anni, rappresenta una delle tematiche maggiormente sotto i riflettori nei negoziati per ridiscutere il ruolo della Gran Bretagna all’interno dell’Europa che il premier conservatore promette di avviare se vincerà le prossime elezioni politiche. Secondo le cifre fornite ieri dall’Office for National Statistics, il numero netto degli immigrati nel paese, costituito dalla differenza tra quelli arrivati e quelli che sono partiti, è salito quest’anno a livelli superiori a quelli del 2010, finora anno record. Stando ai dati registrati fino a giugno, gli immigrati sono stati 260.000, ossia 78.000 in più rispetto allo scorso anno. Tra questi, 228.000 provengono da paesi dell’Unione europea.

Foto: “Mexican troops operating in a random checkpoint 2009” di en:User:Homan05http://upload.wikimedia.org/. Con licenza Public domain tramite Wikimedia Commons.